Inceriarum fabularum fragmenta (fr. 73)
333
fr. 73 (68 K.)
τούς δέ γομφίους
άπαντας έξέκοή/εν, ώστ’
ούκ αν δυναίμην Ναξίαν
αμυγδαλήν κατάξαι
4 κατάξαι Erfurdt 1812, ρ. 435: κατάξαι BCE
< > e/ma tutti quanti i molari
mi ha fatto saltare, così che
neppure una mandorla di Nasso
potrei rompere
Athen. Epit. II p. 52b-c
Νάξιαι άμυγδάλαι διά μνήμης (μνήμην Ε) ήσαν τοΐς παλαιοίς (πολλοΐς BCE: corr.
Musuro 1514a, ρ. α 28.22)· καί γίνονται όντως έν Νάξω τή νήσω διάφοροι [...].
Φρύνιχος- “τους — κατάξαι”
(le) mandorle di Nasso erano rinomate presso gli antichi; e nell’isola di Nasso ne
crescono davvero di straordinarie [...]. Frinico: ...
Metro 3 dimetri giambici + dimetro giambico catalettico.
——
—Λ
Bibliografìa Casaubon 1600, p. 65.36-37; Pierson 1759, p. Ili n. 3; Toup
Emend'. I, p. 25; Schweighàuser in Athen. I, p. 358; Jacobs 1809, p. 44; Porson
Adv , p. 55; Erfurdt 1812, p. 435; Meineke FCG ILI, p. 603 [Inc.fab. fr. iv];
Meineke Ed.min., p. 238 [Inc.fab. fr. iv]; Bothe PCGF, p. 219 [Inc.fab. fr. 4];
Kock CAF1, p. 387; Schmid 1946, p. 141 n. 3; Weinreich II, p. 408; Edmonds
FACI, pp. 470-471 [fr. 68]; Kassel/Austin PCG VII, pp. 424-425; Storey FOCHI,
pp. 76-77 [fr. 73]
Contesto della citazione Questi versi sono tramandati nell’epitome del II
libro dei Sofisti a banchetto di Ateneo, nella sezione (pp. 52b-53b) riservata
alla discussione sulle “mandorle” (άμυγδάλαι). Il frammento di Frinico viene
citato come esempio del fatto che, in antico, le mandorle di Nasso godessero
di una certa rinomanza.
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fr. 73 (68 K.)
τούς δέ γομφίους
άπαντας έξέκοή/εν, ώστ’
ούκ αν δυναίμην Ναξίαν
αμυγδαλήν κατάξαι
4 κατάξαι Erfurdt 1812, ρ. 435: κατάξαι BCE
< > e/ma tutti quanti i molari
mi ha fatto saltare, così che
neppure una mandorla di Nasso
potrei rompere
Athen. Epit. II p. 52b-c
Νάξιαι άμυγδάλαι διά μνήμης (μνήμην Ε) ήσαν τοΐς παλαιοίς (πολλοΐς BCE: corr.
Musuro 1514a, ρ. α 28.22)· καί γίνονται όντως έν Νάξω τή νήσω διάφοροι [...].
Φρύνιχος- “τους — κατάξαι”
(le) mandorle di Nasso erano rinomate presso gli antichi; e nell’isola di Nasso ne
crescono davvero di straordinarie [...]. Frinico: ...
Metro 3 dimetri giambici + dimetro giambico catalettico.
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Bibliografìa Casaubon 1600, p. 65.36-37; Pierson 1759, p. Ili n. 3; Toup
Emend'. I, p. 25; Schweighàuser in Athen. I, p. 358; Jacobs 1809, p. 44; Porson
Adv , p. 55; Erfurdt 1812, p. 435; Meineke FCG ILI, p. 603 [Inc.fab. fr. iv];
Meineke Ed.min., p. 238 [Inc.fab. fr. iv]; Bothe PCGF, p. 219 [Inc.fab. fr. 4];
Kock CAF1, p. 387; Schmid 1946, p. 141 n. 3; Weinreich II, p. 408; Edmonds
FACI, pp. 470-471 [fr. 68]; Kassel/Austin PCG VII, pp. 424-425; Storey FOCHI,
pp. 76-77 [fr. 73]
Contesto della citazione Questi versi sono tramandati nell’epitome del II
libro dei Sofisti a banchetto di Ateneo, nella sezione (pp. 52b-53b) riservata
alla discussione sulle “mandorle” (άμυγδάλαι). Il frammento di Frinico viene
citato come esempio del fatto che, in antico, le mandorle di Nasso godessero
di una certa rinomanza.