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336

Phrynichos

3-4 Ναξίαν / άμυγδάλην Le mandorle di Nasso sono menzionate
anche in Eup. fr. 271.1: δίδου μασάσθαι Ναξίας άμογδάλας (“dammi delle
mandorle di Nasso da masticare”): sul frammento eupolideo vd., supra, ad
Interpretazione. Molto apprezzate dai Greci erano le mandorle provenienti
dall’area anatolica (cfr., e.g., Hermipp. fr. 63.20-21, in cui si fa cenno alle
mandorle della Paflagonia) e dalle isole cicladiche (tra cui Nasso) e da Cipro
(cfr. Athen. Epit. II. p. 52c). Sull’importanza delle mandorle nella dieta dei Greci
vd. ora Garcia Soler 2001, pp. 123-124; sulla prosodia del vocabolo άμυγδάλη
vd., supra, ad fr. 64.
κατάξαι Infinito aoristo I attivo (contratto: κατέαξαι = κατάξαι) da κα-
τάγνυμι (“rompere”), verbo d’ascendenza epica (cfr., e.g., II. Vili.403, XIII.257,
Od. IX.283; Hes. Op. 666, 693), comune nella prosa di V-IV secolo (cfr., e.g., Ih.
IV. 11. 4; Lys. 3. 42; Plato Phdr. 265e) e ben testimoniato in commedia (cfr., e.g.,
Ar. Ach. 1166, 1180, V. 1428; Eup. fr. 348; Men. Sam. 388 [in riferimento all’atto
di “rompersi la testa”]; Ar. V. 1436 [έχΐνον]). Nel passo in questione, per mezzo
del verbo, la persona loquens allude verosimilmente alla pratica di utilizzare
i molari come fossero ‘schiaccianoci’ naturali, per rompere il guscio legnoso
e semiduro delle mandorle (guscio che, più frequentemente, veniva infranto
con l’ausilio di sassi: cfr. Ar. fr. 605: άγε νυν τάς άμυγδαλάς λαβών / τασδι
κάταξον τή κεφαλή σαυτού λίτου [“Bene, allora, prendi queste mandorle / qui
e per romperle usa la tua testa al posto di un sasso”]).
fr. 74 (69 K.)
> λάρους θρηνεΐν, έν οΐσι Λάμπρος έναπέθνησκεν
άνθρωπος <ών> ύδατοπότης, μινυρός ύπερσοφιστής,
Μουσών σκελετός, άηδόνων ήπίαλος, ύμνος Άιδου
1 λάρους BCE: <καΙ νιγ^λάρους Bergk 1838, ρ. 375: (φασίν) λάρους Edmonds FACI,
ρ. 470cumn. 3 2 <ών> Erfurdt 1812, ρ. 434 | ύδατοπότης Bothe PCGF, ρ. 218: -ας
ΒΕ, dub. C (-ποτ.) | μινυρός Schweighàuser in Athen. I, ρ. 316: μίνυρος BCE
{ ) i gabbiani levare un canto di dolore, e in mezzo a essi Lampro
moriva,
lui che era un bevitore d’acqua, un lagnoso arcisofista,
uno che inaridiva le Muse, che provocava brividi agli usignoli, che
intonava canti mortiferi
 
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