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Incertarum fabularum fragmenta (fr. 74)

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Arbitraria è, al v. 3, la diortosi ϋμνον Άιδου di Desrousseaux (1956, p. 109).
Interpretazione I versi conservano un breve stralcio di un violento attac-
co contro Lampro, uno dei più rinomati maestri di musica dell·Atene della
seconda metà del quinto secolo: attraverso una successione asindetica di
epiteti scommatici (tutti retti dal participio ών e disposti, a formare una cli-
max ascendente, in una sequenza bimembre, al v. 2, e trimembre, al v. 3), la
persona loquens sciorina contro il celebre μουσικός diverse e pesanti accuse
volte a metterne in luce le dubbie qualità artistiche (v. 2: ϋδατοπότης, μινυρός
ΰπερσοφιστής) e, nello specifico, canore (v. 3: Μουσών σκελετός, άηδόνων
ήπίαλος, ϋμνος Άιδου), con una “frecciatina”, forse, anche alla sua attività di
maestro di musica a pagamento (ΰπερσοφιστής: vd. infra).
Poiché la notorietà di Lampro era principalmente legata al fatto di essere
stato maestro di musica del giovane Sofocle (vd. infra), Bergk (1838, p. 376) uti-
lizzò questo dato per assegnare i versi alle Mousai, in cui ipotizzava, sulla falsa-
riga delle Rane di Aristofane, un certamen poetico tra Euripide e Sofocle sulla
scena (proprio nell’ottica di un simile scenario, Bergk suggeriva quindi che a
parlare fosse un personaggio, da identificare «fortasse» con «Euripides», che
accuserebbe Sofocle di «in re musica nihil egregium protulisse, sed usum esse
modis querulis, secutum Lampri praeceptoris exemplum»). Anche Meineke
(FCG1, p. 157; FCG Π.1, p. 601) si dichiarava persuaso dall’idea di ricondurre il
frammento alle Mousai, ma, in FCGILI, p. 601, non escludeva che la citazione
potesse provenire dai Tragddoi (incerto se riferire il frammento alle Mousai
ovvero ai Tragddoi è ora anche Storey [FOCIII, p. 79]). Puntando l’attenzione
sul nesso άηδόνων ήπίαλος al v. 3, Schweighàuser (in Athen. I, pp· 316-317)
e Huschke (1824, p. 31) preferirono riferire i versi άΙΥ Ephialtès, con tutto il di-
sappunto però di Meineke (FCGILI, p. 601). Sul fondamento del noto passo del
Menesseno platonico (236a), in cui Socrate rivendica la superiorità della propria
istruzione musicale, frutto degli insegnamenti di Conno, rispetto a quella dei
giovani facoltosi ateniesi che erano soliti formarsi nella scuola di Lampro (su
tale passo, vd., supra, at/Κόννος), Schmid (1946, p. 141 n. 1) e Perusino (1968,
p. Ili) hanno individuato nel Konnos la commedia da cui potrebbe essere stato
desunto il frammento (secondo l’opinione di Perusino [l.c.], lo schema metrico
della citazione lascerebbe intendere una sua provenienza dall’agone; per l’uso
del tetrametro giambico catalettico in commedia vd., supra, ad fr. 15)364.

364 Favorevole all’idea che il frammento fosse stato desunto dalla sezione epirrematica
di un agone si mostrava inoltre Gelzer (1960, p. 280), il quale propendeva per la
restituzione del passo alle Mousai. Indeciso se assegnare i versi alle Mousai ovvero
al Konnos è ora Power 2012, pp. 289-290.
 
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