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348

Phrynichos

καθαρεύειν II verbo ha in tutta la letteratura superstite di V secolo a. C.
un uso esclusivamente intransitivo, “essere pulito”, “essere puro, purificato”
(cfr. LSJ, s.v. [1], p. 850: «to be clean or pure»): cfr. Plato Phd. 58b, Lg. 759c;
vd. inoltre Ar. Ra. 355 (δστις [...] γνώμην μή καθαρεύει: “chi non è puro di
mente”). Anche nel presente contesto il verbo va inteso intransitivamente,
come sinonimo cioè di καθαρόν είναι (così suggeriva già Kock [CAPI, p. 388]):
cfr. Bothe PCGF, p. 220: «Quae vero necessitas est sacerdotibus expiandi, dice-
mus». Con valore transitivo rendono il vocabolo Rusten (2011, p. 333: «We
will expound what is required for thè priests to purify») e Storey (FOC III,
p. 79: «We shall explain what thè priest must purify»). Un valore ‘passivante’
conferisce Edmonds (FACI, p. 471): «All that priests must be unstained by we
will teli you, if you like».
φράσομεν Cfr. Ar. Av. 1085: φράζομεν (a parlare è il coro di Uccelli).

fr. 77 (71 K.)
Poli. VI. 19 [FS, A, B]
από [...] τού πίνειν πότης συμπότης, ποτικός ποτίστατος, συμποτικός συμποτικώτα-
τος, καί πότις γυνή παρά Φρυνίχω τω κωμικω
da pinein (= “bere”) (derivano) pótés (= “bevitore”) e sympótès (= “compagno di bevute”,
“convitato”), potikós (= “che beve”) e potistatos (= “che beve tantissimo” [superlativo]),
sympotikós (= “conviviale”) e sympotikotatos (= “convivialissimo” [superlativo]), e
p ótis gyne (= “donna beona”, “bevitrice”), nel poeta comico Frinico
Bibliografia Meineke FCGILI, p. 607 [Inc.fab. fr. xvi]; Meineke Ed.min., p. 240
[Inc.fab. fr. xvi]; Bothe PCGF, p. 220 [Inc.fab. fr. 16]; Kock CAFI, p. 388; Blaydes
Adv. I, p. 45; Edmonds FAC I, pp. 472-473 [fr. 71]; Kassel/Austin PCG VII,
p. 426; Storey FOCIII, pp. 78-79 [fr. 77]
Contesto della citazione Nell’offrire una lista di derivati dal verbo πίνω
(“bere”), Polluce (VI. 19) documenta l’impiego dell’espressione πότις γυνή
in Frinico senza però specificare il titolo della commedia da cui desume la
citazione.
Interpretazione L’espressione allude a una figura femminile. Non è chiaro
però se si trattasse di un personaggio scenicamente attivo ovvero se, ad essere
apostrofata come “donna beona”, fosse una γυνή menzionata cursoriamente
nella commedia da un qualche personaggio. Inverificabile, sempre a causa
dell’assenza di un contesto di riferimento, è la proposta di Meineke (FCG ILI,
p. 607) di ricondurre il sintagma al passo delle Nuvole seconde (w. 553-556 [= T
 
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