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Phrynichos

p. 283.32-33). Così recepiva il testo anche Meineke (FCG ILI, p. 608, Ed.min.,
p. 240), che suggeriva di correggere μισθώτριαι per μισθώτρειαι e restituiva
a Frinico il sintagma μισθώτριαι γυναίκες (e, sulla scorta di Meineke, anche
Bothe [PCGF, p. 221] assegnava al poeta comico le parole μισθώτριαι γυ-
ναίκες). Soltanto a partire dall’edizione di Bekker (1846, p. 305) si diede conto
deU’effettiva paradosis dei codici pollucei che recano: Φρύνιχος μισθώτριαι
αί γυναίκες. Sul fondamento del nuovo testo critico di Bekker, Kock (CAPI,
p. 389) attribuiva al commediografo la pericope μισθώτριαι αί γυναίκες: una
soluzione che, tuttavia, non soddisfaceva Blaydes (Adv. II, p. 54), il quale pro-
poneva di espungere dalla citazione l’articolo determinativo ai e di ritornare
al μισθώτριαι γυναίκες edito da Meineke. Per nulla convinto dall’intervento
di Blaydes, van Herwerden (1903, p. 34) preferiva invece mantenere il testo dei
codici, suggerendo di restituire a Polluce il sintagma αί γυναίκες e di assegnare
a Frinico soltanto l’aggettivo μισθώτριαι. Tale proposta di lettura è stata quindi
accolta da Kassel/Austin (e cfr. già Edmonds FACI, p. 472, che manca però di
assegnare a van Herwerden la paternità dell’intervento).
Interpretazione In Athen. XIII. p. 571d, nel corso di una breve digressione
volta a definire l’etimologia della parola εταίρα, il ‘deipnosofista’ Mirtilo chia-
risce che “si chiamano [...] ‘etère’ quelle donne che offrono prestazioni sessuali
a pagamento (μισθαρνούσας377), e si definisce ‘fare l’etèra’ (έταιρείν) l’atto
di percepire un compenso in denaro per incontri sessuali (το επί συνουσίας
μισθαρνείν)”; in questo modo - prosegue l’erudito - il sostantivo “non è più
ricondotto alla sua etimologia, ma a ragioni di maggior decoro (ούκ ετι προς
τό ετυμον άναφέροντες, άλλα προς το εύσχημονέστερον)”. Con il neutro
μίσθωμα si indicava inoltre il “compenso” delle etère: cfr. Macho 338 G. (con
Gow 1965, p. 119), 356; Alciphr. IV. 10. 3; Lue. DMeretr. 6. 3, 11. 1, 13. 4. Alla
luce di queste testimonianze, viene da chiedersi se, in Frinico, il termine non
rappresenti un eufemismo per indicare le “etère di professione” (del resto, già
H. Estienne [ap. ThGL II, s. v. μισθώτριαι, p. 947b] si interrogava su questa pos-
sibilità di lettura: «dubium est an de meretricibus intelligat»; e vd. Ehrenberg
1951, p. 178 n. 1 [= 1957, p. 253 n. 113]).
μισθώτριαι Non altrimenti attestato in letteratura, il vocabolo viene
indicato da Schmid (1946, p. 141 n. 2) come possibile conio linguistico del
poeta comico. Sul sostantivo cfr. inoltre Fraenkel (1913, pp. 399 n. 6, 400 n. 3).

377 Così sono definite le etère di professione anche da Demostene nell’orazione Contro
Neera (59. 20); cfr. inoltre Aeschin. 1. 154.
 
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