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Incertarum fabularum fragmenta (fr. 85)

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fr. 85 (79 K.)
Poli. IL 96 [FS, A]
ó δέ όδόντα<ς> (-τα codd.: corr. Meineke FCG III, p. 272; cfr. Hsch. v 761; Σ v 126 [=
An.Bachm. I, p. 310.16] = Phot, v 303 = Suid. v 529) μή έχων v ω δ ó ς , ώς Εύβουλος
λέγει καί Φρύνιχος ό κωμικός (ώς καλεΐ Εύβ. τε καί Φρ. οί κωμικοί FS)· άνόδοντα δ’
αυτόν καλεΐ Φερεκράτης
e colui che è senza denti (è chiamato) nò dó s (= “sdentato”), come dice Eubulo (fr. 144)
e (così anche) il poeta comico Frinico; Ferecrate (fr. 79) chiama invece costui anódontos
Bibliografia Meineke FCG 11.1, p. 608 [Inc.fab. fr. xxi]; Meineke Ed.min.,
p. 240 [Inc.fab. fr. xxi]; Bothe PCGF, p. 221 [Inc.fab. fr. 21]; Kock CAF1, p. 389;
Edmonds FACI, pp. 472-473 [fr. 79]; Kassel/Austin FCG VII, p. 428; Storey
FOCIII, p. 79 [fr. 85]
Contesto della citazione II frammento è tramandato da Polluce nella sezione
del II libro dell’ Onomasticon riservata alla discussione sui denti (§§ 91-96).
Interpretazione Per i Greci (ma anche tutt’ora) Pimmagine dell’uomo o
della donna senza denti (ovvero con pochi denti) era comunemente asso-
ciata all’idea della vecchiaia e del decadimento fisico (cfr. Ar. Ach. 715 [vd.
infra], V. 165, PI. 266 [vd. infra], 1057-1059; Pherecr. frr. 79 ~ 87.3 [άνήρ γέρων
άνόδοντος]; Com.Adesp. fr. 751 [νωδογέρων: vd. infra]·, vd. inoltre Alex. fr.
172.4-5; Philetaer. fr. 9.7; Diocl.Com. fr. 14): che nel contesto di Frinico (e
anche in quello di Eubulo) l’epiteto venisse impiegato con riferimento a un
individuo (un personaggio drammatico ovvero una figura citata en passant nel
corso della commedia?) avanti negli anni? Non va tuttavia esclusa la possibilità
che l’epiteto ricorresse a indicare qualcuno la cui perdita dei denti fosse stata
determinata da cause non naturali, in seguito, per es., a una violenta percossa
al volto (vd., supra, ad fr. 73).
νωδός Indicato come purismo attico dal grammatico Meride (v 13), il
termine è un composto aggettivale formato dalla particella negativa *n- e
dalla radice όδοντ- (da cui derivano οδών e οδούς, che designano il “dente”),
con allungamento della vocale iniziale e successivo passaggio del termine a
una flessione tematica: per l’etimologia di νωδός cfr. Frisk GEWll, s. v., p. 330;
Chantraine DELG, s.v., p. 761; Beekes EDG, s.v., p. 1029. In commedia, oltre
a Frinico e al sopra citato fr. 144 di Eubulo, il vocabolo ricorre anche in Ar.
Ach. 715, PI. 266; e vd. il sopra ricordato frammento comico adespoto 751:
νωδογέρων. Fuori dalla commedia, l’aggettivo è attestato, per es., in Teocrito
(9. 21), nel giambografo ellenistico Fenice di Colofone (fr. 5.3, p. 235 Powell) e
in Aristotele (Cut. 12a.31-36, Metaph. 1068a.7, Ph. 225b.5).
 
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