Introduzione
17
Da segnalare infine due riferimenti, di cui uno esplicito (fr. 32, dalle Mousai) e
l’altro sub metaphora (fr. incertae fabulae 68), a Sofocle, descritto, come avviene
di consueto in commedia, in termini positivi: vd., infra, ad fr. 32.
6. Lingua e stile
Negli ottantasei frammenti riferibili al poeta comico è possibile isolare le se-
guenti peculiarità linguistiche e stilistiche: accumulazione verbale (frr. 19.3-4,
*20.2, 21.2 e 4, 34, 57, 74.2-3), uso di metafore (frr. 3.2-3, 21, 55, 68), di espres-
sioni idiomatiche (fr. 19.2), di confronti (frr. 54, 62.2), di vocaboli composti
(frr. 4 [πτωχαλαζών], 5, 13, 18, 24, 45, 52, 54, 69, 74.2, 75, 83), di diminutivi
(frr. 26, 42, 53, 65), di comparativi (fr. 63), di superlativi (fr. 3.1), di ipocoristici
(fr. 10.1) e della clausola deittica -i (frr. 2.1, *20.1, 33.2); sono rintracciabili:
espressioni pertinenti alla realtà quotidiana - e, in particolare, all’economia e
al commercio (frr. 5, 13, 53), alla mondatura (fr. 14), alla ceramica (fr. 15), alla
panificazione (fr. 28) -, alle pratiche dei rituali religiosi (fr. 9.1) e funebri (fr.
16.1), della preghiera (fr. 72), dei banchetti (frr. 40, 60); da registrare inoltre
l’occorrenza di hapaxe di neoformazioni lessicali (frr. 3.4, 6, 8, 10.1, 13, 14, 18
[vd. ad loc.], 19.3-4, *20.2, 29, 39.1, 52, 54, 67, 74.2, 75, 80, 83, 84), di vocaboli di
alta caratura poetica (fr. 3.3: άνθος ήβης), di tecnicismi mutuati dal linguaggio
poetico-musicale (frr. 2: κιθαρίζειν, αύλείν, 6: ένεργμόν, 9.2: τύμπανα, 14:
τερετιώ, πτιστικόν, 32.3: τραγωδίας, 58, 67: αυλητών, 74.3: ϋμνος) e della dan-
za (fr. 9.1: χορεύει), nonché di termini propri del lessico medico (frr. 11 [vd. ad
loc.], 27: ψώρα [vd. ad loc.], 66, 82), filosofico (fr. 22.1: φροντίζων) e agonistico
(fr. 23.1: ύπερβέβληκε), giuridico (frr. 33.1: ψήφον, καδίσκος, 44: έξούλης).
Si segnalano poi imprecazioni e apostrofi tipiche del genere comico (frr. 27,
34, 74), e una certa predilezione del poeta per i wordplays e i soundplays (frr.
1.2-3, 3.6, 25, 32 [vd. ad loc.], 33.2, 63: in merito si rimanda alle osservazioni
di de Boo [1998, p. 291 n. 2]; un esempio di accusativo dell’oggetto interno è
nel fr. 19.2: ζώ [...] βίον). Si riscontra infine l’uso particolare dell’avverbio άεί
come sinonimo di εως/μέχρι (fr. 7), di dorismi (fr. 48: il passo consiste in una
ripresa paratragica di due versi del Pèleus di Sofocle), del gruppo consonanti-
co -σσ- in luogo di -ττ- e di altre forme inusuali ovvero estranee al dialetto
attico: frr. 8 (αμάθητος), 28 (άρτοκοπείν, άρτοκοπεϊον), 29 (γνάθοι), 38 (ήμιν),
50 (vd. ad loc.], 52 (θαλάσσιαι), 61.1 (φυλάσσου).
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Da segnalare infine due riferimenti, di cui uno esplicito (fr. 32, dalle Mousai) e
l’altro sub metaphora (fr. incertae fabulae 68), a Sofocle, descritto, come avviene
di consueto in commedia, in termini positivi: vd., infra, ad fr. 32.
6. Lingua e stile
Negli ottantasei frammenti riferibili al poeta comico è possibile isolare le se-
guenti peculiarità linguistiche e stilistiche: accumulazione verbale (frr. 19.3-4,
*20.2, 21.2 e 4, 34, 57, 74.2-3), uso di metafore (frr. 3.2-3, 21, 55, 68), di espres-
sioni idiomatiche (fr. 19.2), di confronti (frr. 54, 62.2), di vocaboli composti
(frr. 4 [πτωχαλαζών], 5, 13, 18, 24, 45, 52, 54, 69, 74.2, 75, 83), di diminutivi
(frr. 26, 42, 53, 65), di comparativi (fr. 63), di superlativi (fr. 3.1), di ipocoristici
(fr. 10.1) e della clausola deittica -i (frr. 2.1, *20.1, 33.2); sono rintracciabili:
espressioni pertinenti alla realtà quotidiana - e, in particolare, all’economia e
al commercio (frr. 5, 13, 53), alla mondatura (fr. 14), alla ceramica (fr. 15), alla
panificazione (fr. 28) -, alle pratiche dei rituali religiosi (fr. 9.1) e funebri (fr.
16.1), della preghiera (fr. 72), dei banchetti (frr. 40, 60); da registrare inoltre
l’occorrenza di hapaxe di neoformazioni lessicali (frr. 3.4, 6, 8, 10.1, 13, 14, 18
[vd. ad loc.], 19.3-4, *20.2, 29, 39.1, 52, 54, 67, 74.2, 75, 80, 83, 84), di vocaboli di
alta caratura poetica (fr. 3.3: άνθος ήβης), di tecnicismi mutuati dal linguaggio
poetico-musicale (frr. 2: κιθαρίζειν, αύλείν, 6: ένεργμόν, 9.2: τύμπανα, 14:
τερετιώ, πτιστικόν, 32.3: τραγωδίας, 58, 67: αυλητών, 74.3: ϋμνος) e della dan-
za (fr. 9.1: χορεύει), nonché di termini propri del lessico medico (frr. 11 [vd. ad
loc.], 27: ψώρα [vd. ad loc.], 66, 82), filosofico (fr. 22.1: φροντίζων) e agonistico
(fr. 23.1: ύπερβέβληκε), giuridico (frr. 33.1: ψήφον, καδίσκος, 44: έξούλης).
Si segnalano poi imprecazioni e apostrofi tipiche del genere comico (frr. 27,
34, 74), e una certa predilezione del poeta per i wordplays e i soundplays (frr.
1.2-3, 3.6, 25, 32 [vd. ad loc.], 33.2, 63: in merito si rimanda alle osservazioni
di de Boo [1998, p. 291 n. 2]; un esempio di accusativo dell’oggetto interno è
nel fr. 19.2: ζώ [...] βίον). Si riscontra infine l’uso particolare dell’avverbio άεί
come sinonimo di εως/μέχρι (fr. 7), di dorismi (fr. 48: il passo consiste in una
ripresa paratragica di due versi del Pèleus di Sofocle), del gruppo consonanti-
co -σσ- in luogo di -ττ- e di altre forme inusuali ovvero estranee al dialetto
attico: frr. 8 (αμάθητος), 28 (άρτοκοπείν, άρτοκοπεϊον), 29 (γνάθοι), 38 (ήμιν),
50 (vd. ad loc.], 52 (θαλάσσιαι), 61.1 (φυλάσσου).