92
Phrynichos
Phlb. llb, Phdr. 263e, Euthd. 292d, Grg. 479c, 52 Id; in merito vd. Bagordo 2001,
p. 146 con n. 579.
Διοπείθη Diopite (LGPNYL s. v. [3], p. 129; PAA 363105) era un interprete
di oracoli di professione (χρησμολόγος), piuttosto noto nell’Atene contem-
poranea per il suo eccessivo fanatismo religioso (cfr. le battute su di lui da
parte di Telecl. fr. 7 e di Amips. fr. 10; per raccanimento dei poeti comici
verso questo personaggio vd. inoltre Ar. Eq. 1082-1085, V. 380, Av. 988 [con
Dunbar 1995, pp. 549-550]). Plutarco (Per. 32.2-5) informa che Diopite, qual-
che tempo prima dell’inizio della guerra del Peloponneso, fu promotore di
uno ψήφισμα contro gli atei e gli astronomi, il cui malcelato fine - rivela
lo stesso Plutarco - era quello di colpire Anassagora (noto era infatti il suo
ateismo) e, indirettamente, Pericle, che al filosofo era molto legato da vincoli
d’amicizia e di antico discepolato (dubbi sulla storicità del decreto mostrano,
tuttavia, Dover 1976, pp. 39-40 [= 1988, pp. 146-147]; Stone 1988, p. 233 [=
1990, p. 233]; Wallace 1994, pp. 137-138). Si trattò con ogni probabilità di
una mossa politica architettata dai rivali del celebre statista: sul fondamento
dello schol. [Lh] Ar. Eq. 1085c Wilson, per cui Διοπείθης [...] ήν δέ και Νικίου
εταίρος (sulla valenza tecnica del termine εταίρος vd. Sartori 1957, pp. 17-33,
79 n. 2), la maggior parte degli studiosi (cfr., e.g., Derenne 1930, pp. 19-24;
Prestel 1939, p. 60; Prandi 1977, p. 20; Farioli 2001, p. 88) ritiene che Diopite
abbia in realtà presentato il suddetto decreto, agendo per conto dei conserva-
tori (di cui Nicia era l’esponente di spicco), i quali, servendosi della potente
arma della religione - vero e proprio instrumentum regni nell’Atene di quinto
secolo (vd. Corsini 1986, pp. 152-153) - tentarono di destabilizzare il vigente
governo democratico con una serie di processi intentati contro gli “amici”
di Pericle.95 Un’ulteriore conferma dell’ingerenza politica del personaggio, a
detta della critica, verrebbe inoltre da IG I3 61.1-31, in cui Diopite (il nome,
che compare alle 11. 4-5 della detta iscrizione, è parzialmente ricostruito, ma
l’integrazione è plausibile) ricorre come promotore di un decreto (datato al
430/29 a. C.) che regolamentava le sanzioni tributarie nei confronti di Metone,
roccaforte macedone conquistata da Atene nell’estate del 432/1 a. C.; è infine
molto probabile - nonostante lo scetticismo di Sommerstein (1981, p. 202 [ad
Eq. 1085]) e di Dunbar (1995, p. 550 [ad Av. 988]) - che il Diopite bersaglio
dei comici vada identificato con l’omonimo oracolista ricordato da varie fonti
95 Astenendosi dal collocare il personaggio entro un preciso schieramento politico,
Connor (1963) lo ha ritenuto piuttosto un abile opportunista, capace di far leva sulla
nota superstizione di Nicia, per ottenere la sua importante amicizia e favorire così
la propria escalation sociale. Sull’indole superstiziosa di Nicia vd., infra, ad fr. 62.
Phrynichos
Phlb. llb, Phdr. 263e, Euthd. 292d, Grg. 479c, 52 Id; in merito vd. Bagordo 2001,
p. 146 con n. 579.
Διοπείθη Diopite (LGPNYL s. v. [3], p. 129; PAA 363105) era un interprete
di oracoli di professione (χρησμολόγος), piuttosto noto nell’Atene contem-
poranea per il suo eccessivo fanatismo religioso (cfr. le battute su di lui da
parte di Telecl. fr. 7 e di Amips. fr. 10; per raccanimento dei poeti comici
verso questo personaggio vd. inoltre Ar. Eq. 1082-1085, V. 380, Av. 988 [con
Dunbar 1995, pp. 549-550]). Plutarco (Per. 32.2-5) informa che Diopite, qual-
che tempo prima dell’inizio della guerra del Peloponneso, fu promotore di
uno ψήφισμα contro gli atei e gli astronomi, il cui malcelato fine - rivela
lo stesso Plutarco - era quello di colpire Anassagora (noto era infatti il suo
ateismo) e, indirettamente, Pericle, che al filosofo era molto legato da vincoli
d’amicizia e di antico discepolato (dubbi sulla storicità del decreto mostrano,
tuttavia, Dover 1976, pp. 39-40 [= 1988, pp. 146-147]; Stone 1988, p. 233 [=
1990, p. 233]; Wallace 1994, pp. 137-138). Si trattò con ogni probabilità di
una mossa politica architettata dai rivali del celebre statista: sul fondamento
dello schol. [Lh] Ar. Eq. 1085c Wilson, per cui Διοπείθης [...] ήν δέ και Νικίου
εταίρος (sulla valenza tecnica del termine εταίρος vd. Sartori 1957, pp. 17-33,
79 n. 2), la maggior parte degli studiosi (cfr., e.g., Derenne 1930, pp. 19-24;
Prestel 1939, p. 60; Prandi 1977, p. 20; Farioli 2001, p. 88) ritiene che Diopite
abbia in realtà presentato il suddetto decreto, agendo per conto dei conserva-
tori (di cui Nicia era l’esponente di spicco), i quali, servendosi della potente
arma della religione - vero e proprio instrumentum regni nell’Atene di quinto
secolo (vd. Corsini 1986, pp. 152-153) - tentarono di destabilizzare il vigente
governo democratico con una serie di processi intentati contro gli “amici”
di Pericle.95 Un’ulteriore conferma dell’ingerenza politica del personaggio, a
detta della critica, verrebbe inoltre da IG I3 61.1-31, in cui Diopite (il nome,
che compare alle 11. 4-5 della detta iscrizione, è parzialmente ricostruito, ma
l’integrazione è plausibile) ricorre come promotore di un decreto (datato al
430/29 a. C.) che regolamentava le sanzioni tributarie nei confronti di Metone,
roccaforte macedone conquistata da Atene nell’estate del 432/1 a. C.; è infine
molto probabile - nonostante lo scetticismo di Sommerstein (1981, p. 202 [ad
Eq. 1085]) e di Dunbar (1995, p. 550 [ad Av. 988]) - che il Diopite bersaglio
dei comici vada identificato con l’omonimo oracolista ricordato da varie fonti
95 Astenendosi dal collocare il personaggio entro un preciso schieramento politico,
Connor (1963) lo ha ritenuto piuttosto un abile opportunista, capace di far leva sulla
nota superstizione di Nicia, per ottenere la sua importante amicizia e favorire così
la propria escalation sociale. Sull’indole superstiziosa di Nicia vd., infra, ad fr. 62.