Κωμασταί (fr. 14)
113
[= An.Bachm. I, p. 384.30]: τερετίζω· το άνάρθρως φθέγγεσθαι).111 A fronte
dei vari tentativi di resa del vocabolo nel presente passo (che, allo stato attuale
degli studi, rappresenta la più antica attestazione del verbo con valore pro-
priamente musicale),112 si è qui scelto di tradurre τερετίζω con “canticchiare”,
per la valenza che il termine assume nella lingua italiana: «cantare fra sé, a
mezza voce, senza particolare impegno» (De Mauro I, s.v., p. 900; vd. inoltre
ThGL3 VI, s.v., p. 2029d: «cantiilare»; LSJ, s.v. [LI], p. 1776: «hum a tune»; e
cfr. la proposta di traduzione di Storey [FOC III, p. 57]: «And I shall hum a
winnowing song for thè pair of us»). Da segnalare la sequenza allitterante
di suoni labio-dentali nel dicolon finale (τερετιώ τι πτιστικόν), che, con ogni
probabilità, consentiva alla persona loquens di riprodurre anche acusticamente
l’idea del “canticchiare”.
πτιστικόν Va sottinteso il neutro αϋλημα (cfr. la testimonianza di
Polluce). L’aggettivo di I classe (a tre uscite: così LSJ, s. v., p. 1548) πτιστικός è
un hapax in tutta la letteratura greca nota e deriva da πτίσσω/πτίττω (cfr. Frisk
GEWII, s. v., p. 614; Chantraine DELG, s.v., p. 949; Beekes EDG, s.v., p. 1249),
verbo mediante cui si indicava il processo di mondatura che serviva a separare
la pula dai chicchi di grano ovvero d’orzo: cfr. schol. [REF] Ar. Ach. 507a (=
Suid. π 1121): πτίσσειν έστί τό κριθάς ή άλλο τι λεπίζειν καί καθαροποιείν;
Erot. α 60: πτίσσειν γάρ λέγεται τό λεπίζειν καί κόπτειν; sul valore del verbo
πτίσσω vd. inoltre Blumner F, pp. 12-15. Nel frammento il vocabolo identifica
un tipo di canto popolare che, eseguito con accompagnamento auletico, veni-
va intonato dalle donne durante le operazioni di spulatura del grano ovvero
dell’orzo e, dunque, era privo di un valore artistico, in quanto esclusivamente
finalizzato ad alleviare la fatica del duro lavoro nei campi: sui canti popolari
come prodotti ‘extraletterari’ funzionali a specifici contesti pragmatici cfr.
Neri 2003; sulle donne come lavoratrici nei campi cfr. Brock (1994, pp. 342-344
111 Coglie sicuramente nel segno la definizione del verbo offerta da Steinmetz (1962,
p. 229 [ad Thphr. Char. 19. 10]): «τερετίζειν [...] bezeichnet zunàchst das Zirpen
der Zikaden oder das Zwitschern der Schwalben [...]. Auf die menschliche Stimme
iìbertragen, heifi es „eine Melodie summen oder pfeifen“, wohl durch einen Laut,
der zwischen Summen und Pfeifen liegt und der dadurch entsteht, dafi man
zwischen Zungenspitze und der vorderen Partie des Gaumens die Luft nicht allzu
heftig hindurchstòfit, so dafi ein dem Zirpen àhnlicher Ton entsteht».
112 Cfr. Gwalther 1541, p. 182: «Ego nunc nobis cantabo Ptisticu(m)»; Bothe PCGF,
p. 212: «Ego autem nobis scilicet fritinniam aliquem modum de pinsendo frumen-
to»; Edmonds FACI, p. 457: «I ’ll whistle a winnowing-tune for you and me». Il
solo verbo è tradotto con «‘intonare, a bocca chiusa’ una melodia» da Restani (1983,
p. 186 con n. 183) e con «intonare» da Rocconi (2003, p. 86).
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[= An.Bachm. I, p. 384.30]: τερετίζω· το άνάρθρως φθέγγεσθαι).111 A fronte
dei vari tentativi di resa del vocabolo nel presente passo (che, allo stato attuale
degli studi, rappresenta la più antica attestazione del verbo con valore pro-
priamente musicale),112 si è qui scelto di tradurre τερετίζω con “canticchiare”,
per la valenza che il termine assume nella lingua italiana: «cantare fra sé, a
mezza voce, senza particolare impegno» (De Mauro I, s.v., p. 900; vd. inoltre
ThGL3 VI, s.v., p. 2029d: «cantiilare»; LSJ, s.v. [LI], p. 1776: «hum a tune»; e
cfr. la proposta di traduzione di Storey [FOC III, p. 57]: «And I shall hum a
winnowing song for thè pair of us»). Da segnalare la sequenza allitterante
di suoni labio-dentali nel dicolon finale (τερετιώ τι πτιστικόν), che, con ogni
probabilità, consentiva alla persona loquens di riprodurre anche acusticamente
l’idea del “canticchiare”.
πτιστικόν Va sottinteso il neutro αϋλημα (cfr. la testimonianza di
Polluce). L’aggettivo di I classe (a tre uscite: così LSJ, s. v., p. 1548) πτιστικός è
un hapax in tutta la letteratura greca nota e deriva da πτίσσω/πτίττω (cfr. Frisk
GEWII, s. v., p. 614; Chantraine DELG, s.v., p. 949; Beekes EDG, s.v., p. 1249),
verbo mediante cui si indicava il processo di mondatura che serviva a separare
la pula dai chicchi di grano ovvero d’orzo: cfr. schol. [REF] Ar. Ach. 507a (=
Suid. π 1121): πτίσσειν έστί τό κριθάς ή άλλο τι λεπίζειν καί καθαροποιείν;
Erot. α 60: πτίσσειν γάρ λέγεται τό λεπίζειν καί κόπτειν; sul valore del verbo
πτίσσω vd. inoltre Blumner F, pp. 12-15. Nel frammento il vocabolo identifica
un tipo di canto popolare che, eseguito con accompagnamento auletico, veni-
va intonato dalle donne durante le operazioni di spulatura del grano ovvero
dell’orzo e, dunque, era privo di un valore artistico, in quanto esclusivamente
finalizzato ad alleviare la fatica del duro lavoro nei campi: sui canti popolari
come prodotti ‘extraletterari’ funzionali a specifici contesti pragmatici cfr.
Neri 2003; sulle donne come lavoratrici nei campi cfr. Brock (1994, pp. 342-344
111 Coglie sicuramente nel segno la definizione del verbo offerta da Steinmetz (1962,
p. 229 [ad Thphr. Char. 19. 10]): «τερετίζειν [...] bezeichnet zunàchst das Zirpen
der Zikaden oder das Zwitschern der Schwalben [...]. Auf die menschliche Stimme
iìbertragen, heifi es „eine Melodie summen oder pfeifen“, wohl durch einen Laut,
der zwischen Summen und Pfeifen liegt und der dadurch entsteht, dafi man
zwischen Zungenspitze und der vorderen Partie des Gaumens die Luft nicht allzu
heftig hindurchstòfit, so dafi ein dem Zirpen àhnlicher Ton entsteht».
112 Cfr. Gwalther 1541, p. 182: «Ego nunc nobis cantabo Ptisticu(m)»; Bothe PCGF,
p. 212: «Ego autem nobis scilicet fritinniam aliquem modum de pinsendo frumen-
to»; Edmonds FACI, p. 457: «I ’ll whistle a winnowing-tune for you and me». Il
solo verbo è tradotto con «‘intonare, a bocca chiusa’ una melodia» da Restani (1983,
p. 186 con n. 183) e con «intonare» da Rocconi (2003, p. 86).