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Phrynichos

Metro Endecasillabi alcaici.

Bibliografìa Reitzenstein 1907, p. xxi; Blass 1907, p. 271; Mekler 1907,
p. 383; van Herwerden 1907, p. 286; Wilamowitz 1907, p. 12 [= MS IV, p. 540];
Demiaiiczuk 1912, p. 74; Maas 1913, p. 453 [= KS, p. 178]; Edmonds FAC I,
pp. 456-457 [fr. 17A]; Kassel/Austin PCGVll, p. 402; Storey FOCIII, pp. 56-57
[fr. 16]
Contesto della citazione Questo frammento è citato dal nuovo’ Fozio con-
servato dal codice Berolinensis e dal cosiddetto Supplementum Zavordense per
esemplificare l’occorrenza, nei Kdmastai di Frinico, dell’espressione άνίει τά
άγαθά.
Testo La scansione attuale dei versi riflette l’ordinamento fissato da Blass
(1907, p. 271) e da Mekler (1907, p. 383); una differente disposizione suggeri-
vano invece van Herwerden (1907, p. 286) e Wilamowitz (1907, p. 12 [= KSTV,
p. 540]), i quali, trasponendo l’aggettivo ϊλεως alla fine del v. 1, ricostruivano
due trimetri giambici: sulle difficoltà legate a tale soluzione che, oltre a pre-
supporre una consistente alterazione del testo della paradosis, comporterebbe
la presenza, nel quarto piede, di un «Anapàst mit Càsur nach der 1. Kiirze»
vd. le notazioni di Blass (Z.c.).
Interpretazione Lo schema metrico del frammento è un unicum in commedia
(ma non nel dramma attico: cfr., e.g., Soph. Ph. 716, 728; e vd. Dale 1968,
p. 141): a partire da Maas (1913, p. 453 [= KS, p. 178]), si è ipotizzato che la
citazione preservi uno stralcio di uno σκόλιον, il tipico canto da simposio. Se
Maas avesse ragione nella sua intuizione, anche in considerazione del possi-
bile argomento 'dionisiaco’ della commedia, nulla vieterebbe di immaginare
che tale scolio venisse recitato nel corso di una scena conviviale124 o, forse,

124 Sui legami tra il genere lirico-scoliografìco e il simposio si rimanda a West (1974,
passim) e Gentili (1995, passim); sul rapporto tra poesia simposiale e commedia
vd. Wilkins 2000, pp. 241-242; sullo skolion e sulle sue origini vd. Aly 1927; sulle
diverse tipologie di skolia vd. Harvey 1955, pp. 162-163; cfr. inoltre Vetta 1983b,
pp. 119-120; in generale, sul simposio come luogo di cultura, di esecuzione poetica
e «di ripetizione di un certo patrimonio poetico, e quindi della sua conservazione
e diffusione» vd. Vetta 1983a.
 
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