Κωμασταί (fr. 16)
123
durante un kómos (magari, vista la natura lirica dei versi, dal coro di cornasti
che verosimilmente animava il dramma).125
Piuttosto interessante è il contenuto del frammento che, recuperando - e,
forse, riformulando in chiave parodica (così suggerisce da ultimo Willi [2010,
p. 506]) - alcuni stilemi propri del linguaggio cultuale-funerario attico, si con-
figura come una preghiera rivolta a un destinatario (v. 1: σύ), la cui identità, a
causa dell’esiguo contesto a disposizione, resta per noi avvolta nel mistero, per
quanto daU’impiego dell’aggettivo ϊλεως al v. 2 e dall’occorrenza dell’espres-
sione άνιέναι τάγαθά al v. 1 non si possa del tutto escludere che, nei versi in
questione, qualcuno stia rivolgendosi a una qualche divinità.126
L’uso della particella 5(é) al v. 1 può essere forse indicativa dell’apparte-
nenza della citazione a un «mehrstrophiges Lied» (Maas 1913, p. 454 [= KS,
p. 178]).
1 ήμίν In posizione incipitaria di verso, il pronome si lega sintattica-
mente alla subordinata relativa che occupa quasi per intero il verso successivo
(τοΐς τήνδ’ έχουσι την πόλιν) e rispetto a cui ήμίν è in forte enjambement.
άνίει ... τάγαθά L’intero verso riecheggia una tipica espressione pro-
verbiale, testimoniata altrove in commedia (cfr. Ar. Ra. 1462: μή δήτα σύ γ’,
άλλ’ ένθένδ’ άνίει τάγαθά [con Dover 1993b, ρ. 377], fr. 504.14, dai Tagénistai:
αίτούμεθ’ αύτούς δεύρ’ άνιέναι τάγαθά [cfr. Wilkins 2000, ρ. 126 con n. 113;
Farioli 2001, pp. 116-120, 123-124]; Cratin. fr. 172, dai Ploutoi: τοϊσι θεός
άνίει τάγαθά [Wilkins 2000, ρ. 124 con n. 94; Farioli 2001, p. 43 con n. 33]) e
desunta da una formula del culto funerario attico; una formula la cui precisa
e completa sintassi - parzialmente ricordata nella glossa foziana - è registrata
dallo schol. [VE0; Aid.] Ar. Ra. 1462 (άλλ’ ένθένδ’ άνίει τάγαθά: παρά την
παροιμίαν· “εκεί βλέπουσα δεύρ’ άνίει τάγαθά” [E(Ald.): άνίησι V0]) e, con
qualche variante, dall’apoftegma βλέπων έκεΐσε, δεύρ’ άνίει [άνυε cod.] τάγαθά
(sull’uso della «Doppelform» βλέπων έκεΐσε/εκεί βλέπουσα cfr. Crusius 1910,
ρ. 68), tramandato nella raccolta di proverbi del Parisinus Suppl. Gr. 676 (cfr.
Cohn 1887, p. 82 [nr. 91]) e così chiosato: έθος ήν τοΐς Αθηναίοις μετά τό
έπιβαλεΐν τοΐς θαπτομένοις την προσήκουσαν γην καί πανσπερμίαν (sul
rituale funerario della πανσπερμία ricordato interpretamentum cfr. van
Leeuwen 1907, pp. 268-269; Crusius 1910, pp. 66-69). Un concetto equivalente
125 D’altra parte, la presenza di «komos-scenes» è ampiamente documentata nella
commedia attica di quinto secolo; ben nota è inoltre la valenza della componente
musicale in questo tipo di processioni: cfr. Piitz 2007, pp. 128-150.
126 Come segnala Piitz (2007, pp. 138-142), la presenza di canti di preghiera rivolti
(spesso dal coro) a «different deities» era una componente fondamentale di quei
«religious komoi» che animavano non di rado la scena comica.
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durante un kómos (magari, vista la natura lirica dei versi, dal coro di cornasti
che verosimilmente animava il dramma).125
Piuttosto interessante è il contenuto del frammento che, recuperando - e,
forse, riformulando in chiave parodica (così suggerisce da ultimo Willi [2010,
p. 506]) - alcuni stilemi propri del linguaggio cultuale-funerario attico, si con-
figura come una preghiera rivolta a un destinatario (v. 1: σύ), la cui identità, a
causa dell’esiguo contesto a disposizione, resta per noi avvolta nel mistero, per
quanto daU’impiego dell’aggettivo ϊλεως al v. 2 e dall’occorrenza dell’espres-
sione άνιέναι τάγαθά al v. 1 non si possa del tutto escludere che, nei versi in
questione, qualcuno stia rivolgendosi a una qualche divinità.126
L’uso della particella 5(é) al v. 1 può essere forse indicativa dell’apparte-
nenza della citazione a un «mehrstrophiges Lied» (Maas 1913, p. 454 [= KS,
p. 178]).
1 ήμίν In posizione incipitaria di verso, il pronome si lega sintattica-
mente alla subordinata relativa che occupa quasi per intero il verso successivo
(τοΐς τήνδ’ έχουσι την πόλιν) e rispetto a cui ήμίν è in forte enjambement.
άνίει ... τάγαθά L’intero verso riecheggia una tipica espressione pro-
verbiale, testimoniata altrove in commedia (cfr. Ar. Ra. 1462: μή δήτα σύ γ’,
άλλ’ ένθένδ’ άνίει τάγαθά [con Dover 1993b, ρ. 377], fr. 504.14, dai Tagénistai:
αίτούμεθ’ αύτούς δεύρ’ άνιέναι τάγαθά [cfr. Wilkins 2000, ρ. 126 con n. 113;
Farioli 2001, pp. 116-120, 123-124]; Cratin. fr. 172, dai Ploutoi: τοϊσι θεός
άνίει τάγαθά [Wilkins 2000, ρ. 124 con n. 94; Farioli 2001, p. 43 con n. 33]) e
desunta da una formula del culto funerario attico; una formula la cui precisa
e completa sintassi - parzialmente ricordata nella glossa foziana - è registrata
dallo schol. [VE0; Aid.] Ar. Ra. 1462 (άλλ’ ένθένδ’ άνίει τάγαθά: παρά την
παροιμίαν· “εκεί βλέπουσα δεύρ’ άνίει τάγαθά” [E(Ald.): άνίησι V0]) e, con
qualche variante, dall’apoftegma βλέπων έκεΐσε, δεύρ’ άνίει [άνυε cod.] τάγαθά
(sull’uso della «Doppelform» βλέπων έκεΐσε/εκεί βλέπουσα cfr. Crusius 1910,
ρ. 68), tramandato nella raccolta di proverbi del Parisinus Suppl. Gr. 676 (cfr.
Cohn 1887, p. 82 [nr. 91]) e così chiosato: έθος ήν τοΐς Αθηναίοις μετά τό
έπιβαλεΐν τοΐς θαπτομένοις την προσήκουσαν γην καί πανσπερμίαν (sul
rituale funerario della πανσπερμία ricordato interpretamentum cfr. van
Leeuwen 1907, pp. 268-269; Crusius 1910, pp. 66-69). Un concetto equivalente
125 D’altra parte, la presenza di «komos-scenes» è ampiamente documentata nella
commedia attica di quinto secolo; ben nota è inoltre la valenza della componente
musicale in questo tipo di processioni: cfr. Piitz 2007, pp. 128-150.
126 Come segnala Piitz (2007, pp. 138-142), la presenza di canti di preghiera rivolti
(spesso dal coro) a «different deities» era una componente fondamentale di quei
«religious komoi» che animavano non di rado la scena comica.