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Phrynichos

Ròmer 1908, pp. 262, 269; Boudreaux 1919, p. 88) non avesse realizzato che
“la parte finale del composto” (τό τέλειον τού ονόματος) racchiudesse in sé la
parte finale del nome del personaggio oggetto di scherno.
Tentando di far luce sulla spinosa questione, Dobree (Adv. II, p. 153) sug-
geriva di identificare il fantomatico Ίεροκλείδης con il cresmologo lerocle
(Ιεροκλής: LGPN11, s. v. [2], p. 232; PAA 532080), sbeffeggiato in Ar. Pax 1125
come “il corvo che giunse da Oreo” (ό κόραξ, οίος ήλθ’ έξ Ώρεού), per via della
“rapace” avidità con cui era solito accaparrarsi le parti migliori delle offerte
sacrificali (sull’esegesi del passo aristofaneo cfr. Olson 1998, p. 283); inoltre:
sulla base del raffronto con il verso della Pace, Dobree reputava «vera lectio» la
variante Κορακοφοροκλείδης, in cui intravedeva una salace battuta su lerocle,
dileggiato come «qui τούς φόρους κόρακας δίκην depeculatus sit».132 Per
quanto suggestiva, tale proposta esegetica, al pari di quella asclepiadea, ha
però come punto debole il fatto di non tener conto di τό τέλειον τού ονόματος.
Un requisito, quest’ultimo, che, invece, riesce a soddisfare la recente
ipotesi di Chronopoulos (2006, pp. 140-143), secondo cui nel composto
nominale andrebbe colto un obliquo riferimento a Fereclide (LGPNII, s. v.
[1], p. 445; PAA 920100). Da IG I3 370.61-65 veniamo informati che costui
fu πάρεδρος Έλληνοταμιών (“segretario dei tesorieri di Atena”: su questa
carica vd. Kahrstedt 1936, p. 125) nel 415 a. C. e che, tra la fine dell’estate e
gli inizi dell’autunno di quell’anno, fu depositario di un’ingente somma di
denaro pubblico, destinata al finanziamento delle operazioni militari dello
stratego Telefono (LGPN II, s. v. [1], p. 427; PAA 881760) e del suo collega.
Nell’ottica ricostruttiva di Chronopoulos, l’eccezionale ammontare della som-
ma, verso cui Fereclide dovette presumibilmente avere delle responsabilità
in qualità di «Verbindungsoffìzier» (p. 141), potrebbe aver alimentato delle
dicerie sul personaggio, in relazione a una sua presunta sottrazione di quel
denaro. Proprio a queste voci avrebbe quindi rimandato - secondo l’opinio-
ne di Chronopoulos - il misterioso composto Κολακοφοροκλείδης, in cui,
attraverso un elaborato (e, per noi moderni, non facilmente decodificabile
e traducibile) gioco onomastico fondato sul nomen proprium Φερεκλείδης,
veniva forse attaccata la πονηριά del personaggio, reo (presunto ovvero reale)
di essersi impossessato indebitamente del φόρος, il tributo pagato ad Atene
dagli alleati della lega delio-attica.

132 In merito a quest’ultima interpretazione Kock (CAFI, p. 243) annotava: «quid ei
[i.e. lerocle] cum φόροις fuerit [...], non video» (sulla presunta allusione al φόρος
contenuta nello Spitzname vd. infra).
 
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