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Phrynichos

in un ipotetico quinto verso145). Oltretutto, rispetto ad άδουλον, l’aggettivo
άτεκνον si attaglierebbe meglio al contesto, in una sequenza di aggettivi dopo
άγαμον. Nella descrizione e/o (auto)presentazione di un individuo di sesso
maschile risulterebbe infatti più logico che al dato ‘anagrafico’ dell’assenza
di una compagna/moglie si accompagni il dato della mancanza di figli (che,
nella maggior parte dei casi, può essere anche implicito nel primo concetto,
ma non sempre). D’altronde, il motivo dell’àyapia in correlazione con quello
δείΐ’άτεκνία potrebbe aver riguardato il βίος del protagonista, se, come ritiene
la quasi totalità degli studiosi, gli epiteti άπαις e άγύναικος citati al v. 2 del fr.
*20 vanno riferiti al Monotropos (vd. infra).
Un cenno merita infine la proposta ecdotica di Kock (CAF I, p. 375), il
quale, riferendo al frammento la glossa di Frinico atticista (PS, p. 12.11-12):
άνεπίτροπος· σημαίνει τον μηδένα επίτροπον ή κηδεμόνα (secondo l’opinione
della critica, il locus classicus cui il grammatico farebbe riferimento sarebbe
invece Soph. El. 182), suggeriva di restituire alla citazione le parole άνεπίτρο-
πόν τε che lo studioso restaurava in un ipotetico quinto verso, dopo l’aggettivo
ίδιογνώμονα (v. 4).
Interpretazione Questi trimetri conservano uno stralcio dell’autopresenta-
zione del protagonista: nel corso di una rhésis, il Monotropos rivelava - forse
in risposta a una precedente domanda (l’impiego della particella δέ al v. 1
non lascia dubbi sul fatto che il frammento fosse preceduto da un altro te-
sto) - all’uditorio il proprio nome (un nome fittizio e ‘parlante’: vd., supra,
ad Contenuto) e la sua condizione esistenziale di solitudine, per la quale
egli dichiara programmaticamente di ispirarsi al modus rivendi di Timone,
figura del pensiero popolare, che impersonava i tratti del misantropo tout
court, spesso citata dai comici (vd. infra). Per definire il suo stile di vita, il
protagonista ricorre dunque a una lunga serie asindetica (e, per gran parte,
allitterante: cfr. Spyropoulos 1974, p. 140 n. 4) di epiteti ‘negativi’ (ben sette,
tutti sintatticamente concordanti con l’accusativo βίον posto in explicit di
v. 2, ma, di fatto, riferibili alla persona loquens: vv. 3-4), ordinati secondo
una climax sillabica ascendente (la sequenza prende avvio con due aggettivi
trisillabici, cui seguono tre epiteti quadrisillabici, uno formato da cinque sillabe
e un altro da sei sillabe), che sembra fare il verso a quelle sequenze di attributi
con prefissi negativi ben documentate nell’epica omerica e nient’affatto in-

145 D’altra parte, come già notava Ceccarelli (2000, p. 468 n. 38), l’epiteto άδουλον è
sì richiesto dai testimoni del frammento, ma non è scontato che ricorresse subito
dopo l’aggettivo άγαμον.
 
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