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Μούσαι (Mousai)
(“Muse”; Lenee 405 a. C.)

Titolo Oltre a Frinico, autori di una commedia intitolata Μουσαι furono i
poeti Bufane (se, nel nome, non si cela un errore di lettura per Eufrone: vd. PCG
V, pp. 280 [czdEuphanes fr. 1], 282 [adEuphro test. 1]) e, secondo la Suda (ω
272), Ofelione (cfr. test. 1, in PCG VII, p. 97; bisogna però essere sospettosi della
notizia: in merito vd. Meineke FCGI, p. 415, FCG III, p. 380; Brinkmann 1902,
p. 488 η. 1; Wagner 1905, p. 44; Caroli 2013, p. 218). Le fonti attribuiscono un
dramma con titolo Μούσαι anche al siciliano Epicarmo (vd. PCGI, pp. 56-58);
una pièce intitolata Μουσών γοναί scrisse Polizelo (vd. PCG VII, pp. 557-558).
Nella tradizione culturale greca le Muse, figlie di Zeus e di Mnemosine
(così per Esiodo [Fh. 53-54]; una differente genealogia è invece offerta da
Mimnermo [fr. 13 W2. = fr. 22 Gentili - Prato2], secondo cui le Muse sarebbero
state figlie di Urano e di Gea: così anche Diod.Sic. IV. 7. 1), erano le divini-
tà protettrici della danza, del canto, della musica e, in seguito, di ogni altra
manifestazione del pensiero, dell’arte e della scienza. Furono determinate nel
numero (divenuto in seguito canonico) di nove da Omero (Od. XXIV60) e da
Esiodo (Ih. 60-61, 75-76, 915-917). Quest’ultimo, in particolare, ne fissò la
dimora presso il monte Elicona in Beozia e, soprattutto, ne specificò i nomi:
Clio, Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore, Erato, Polimnia, Urania e Calliope
(Fh. 77- 79).209 Le attribuzioni di ciascuna di esse vennero invece stabilite, non
senza divergenze, in età ellenistica: in generale, sulle Muse cfr. Mayer 1933.
Contenuto Delle Mousai si sono conservati poco più di otto versi (distribuiti
fra cinque frammenti: frr. 32-36); un lascito della tradizione particolarmen-
te esiguo per tentare una ricostruzione sicura dell’argomento drammatico.
Possiamo tuttavia essere certi che, nell’economia della commedia, un ruolo
non marginale avessero le Muse del titolo, che, con ogni probabilità, davano
vita al coro; e, per quanto la tradizione letteraria (e iconografica) annoveri
non più di nove Muse (vd., supra, ad n. 209), è probabile che, per esigenze
sceniche, Frinico scegliesse di incrementarne il numero a ventiquattro (tanti,
infatti, erano i coreuti comici), certo del fatto che il pubblico, pur accorgendosi

209 Nelle fonti più tarde il numero delle Muse tende a variare: cfr. Arnob. Adversus
nationes III. 37: Ephorus has igitur numero esse tris affert; Mnaseas [...] quattuor;
Myrtilus inducit septem; octo adseverat Crates; [...] Hesiodus novem cum nominibus
prodit. Anche in ambito iconografico il numero è variabile, ma non si va oltre le
nove unità: in merito cfr. Queyrel 1992, pp. 660-664.
 
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