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Μούσαι (fr. 32)

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fr. 32 (31 K.)

μάκαρ Σοφοκλέης, δς πολύν χρόνον βιούς
άπέθανεν ευδαίμων άνήρ καί δεξιός-
πολλάς ποιήσας καί καλάς τραγωδίας
καλώς έτελεύτησ’, ούδέν ύπομείνας κακόν
beato (è) Sofocle, che, dopo aver vissuto molto a lungo,
è morto, uomo felice e bravo;
avendo composto molte e belle tragedie
concluse bene la sua esistenza, senza patire alcun male
Arg. II [L] Soph. OC, p. 2.3-10 (= Soph. T 41 et T 105)
τον έπί Κολωνω Οίδίπουν έπί τετελευτηκότι τω πάππω Σοφοκλής ό ύϊδοϋς έδίδα-
ξεν, υιός ών Αρίστωνος, έπί άρχοντας Μίκωνος (μήκωνος L: corr. Ρ. Vettori [testatur
Thiersch 1812, ρ. 323 n. 3]), δς έστι τέταρτος από Καλλίου, έφ’ ού φασιν οί πλείους
τον Σοφοκλέα τελευτήσαι. σαφές δε τοϋτ’ έστίν έξ ών ό μεν Αριστοφάνης έν τοΐς
Βατράχοις έπί Καλλίου ανάγει τούς στρατηγούς ύπέρ γης, ό δέ Φρύνιχος έν Μούσαις,
ας συγκαθήκε τοΐς Βατράχοις, φησίν ούτως- “μάκαρ — κακόν”
UEdipo a Colono, dopo che il nonno era già morto, fu portato in scena dal nipote
Sofocle, che era figlio di Aristone, sotto l’arcontato di Micone (= 402/1 a. C.), che è il
quarto (arconte) dopo Callia (= 406/5 a. C.), sotto il quale i più sostengono che Sofocle
sia morto. E questo (dato) è chiaro dal fatto che Aristofane, nelle Rane, riporta sulla
terra gli strateghi (cfr. Eup. Δήμ. test. *vi221), mentre Frinico, nelle Mousai, che furono
coagonali alle Rane, si esprime così: ...

221 La maggior parte degli studiosi concorda con Elmsley (1823, p. 84 [ad 5, 6]) nel
ritenere che, in questo punto, Eanonimo autore della hypothesis possa aver confuso
l’argomento delle Rane di Aristofane con quello dei Demoi di Eupoli, commedia
che, rappresentata verosimilmente tra il 417 e il 410 a. C. (sulla complessa datazione
del dramma eupolideo vd., supra, ad n. 57), era incentrata sulla catabasi nell’Ade
del protagonista per riportare sulla terra quattro grandi figure politiche del pas-
sato (Solone, Milziade, Aristide e Pericle), perché con il loro intervento potessero
risollevare le sorti di Atene, dilaniata dalla guerra. Isolatamente, Clinton (1827,
p. 85; vd. anche p. xxxv n. d) proponeva invece di leggere τούς τραγικούς per τούς
στρατηγούς, mantenendo pertanto la citazione delle Rane di Aristofane (ma, allo
studioso sfuggiva che nel dramma aristofaneo Dioniso riporta sulla terra un solo
tragediografo).
 
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