214
Phrynichos
fr. 35 (34 K.)
κάν όξυβάφω ψχρεΐσθαιψ τρεις χοίνικας ή δύ’ άλεύρων
χρείσθαι C: om. FL: χρήσται <μάττειν) Meineke FCG ILI, ρ. 594 (χρήσται <μάττειν>:
Meineke Ed.min., ρ. 233): (βάλλειν^ χρήσται Blaydes Adv. II, ρ. 53: χρή <—}σθαι
G. Kaibel, αρ. PCG VII, ρ. 411: χρήσται (σε χέαι) vel έχωρε'ίν) Edmonds FACI, ρ. 462
e in una scodellina "[bisogna (?) ...f due o tre chènici di farina di
frumento
Poli. X. 86 [F, CL]
ού [...] μόνον επί των κοτταβικών εϊρηται τα όξύβαφα, άλλα καί έπ! των εις τήν
εδώδιμον χρείαν, ώς έν Όρνισιν Αριστοφάνης·... κάν ταΐς Φρύνιχου Μούσαις· “κάν —
άλεύρων”
si parla di ossibafì non solo in riferimento alle scodelline (impiegate) nel gioco del cot-
tabo, ma anche in riferimento a quelle (usate) in cucina, come (si evince da) Aristofane
negli Uccelli (361): ... e (da) Frinico nelle Mousai: ...
Metro Tetrametro anapestico catalettico.
—— t —t — —A
Bibliografìa Lederlin/Hemsterhuys 1706, p. 1257 n. 30; Bentley 1708 (p. 281);
Meineke FCGILI, pp. 593-594 [Μοϋσ. fr. iv]; Meineke Ed.min., p. 233 [Μοϋσ.
fr. iv]; Bothe PCGF, p. 215 [Μοϋσ. fr. 4]; Kock CAF1, p. 379 [fr. 34]; Blaydes
Adv. II, p. 53; Edmonds FAC I, pp. 462-463 [fr. 34]; Kassel/Austin PCG VII,
pp. 410-411; Storey FOCIII, pp. 64-65 [fr. 35]
Contesto della citazione In merito alla discussione classificatoria sui diversi
tipi di vasellame da tavola, Polluce (X. 86) cita questo frammento di seguito ad
Ar. Av. 361 (όξύβαφον εντεύθεν! προσθοϋ λαβών ή τρύβλιον) come testimoni-
anza del fatto che gli όξύβαφα non fossero impiegati solo ed esclusivamente
nel gioco del cottabo (il grammatico allude, nella circostanza, al cosiddetto
κότταβος έν λεκάνη ovvero δι’ όξυβάφων, variante del più comune κότταβος,
le cui regole di gioco - per quello che è noto - prevedevano che i concorrenti,
a turno, colpissero e affondassero con il lancio delle gocce di vino residuato
nella coppa il maggior numero di όξύβαφα galleggianti in una bacinella per il
pediluvio ricolma d’acqua: in merito cfr. Totaro 1998, pp. 139,143 [adfr. 2.1-2];
Paterlini 2001, p. 63 n. 3; Putz 2007, pp. 180-183), ma venissero utilizzati anche
in cucina, per scopi alimentari.
Phrynichos
fr. 35 (34 K.)
κάν όξυβάφω ψχρεΐσθαιψ τρεις χοίνικας ή δύ’ άλεύρων
χρείσθαι C: om. FL: χρήσται <μάττειν) Meineke FCG ILI, ρ. 594 (χρήσται <μάττειν>:
Meineke Ed.min., ρ. 233): (βάλλειν^ χρήσται Blaydes Adv. II, ρ. 53: χρή <—}σθαι
G. Kaibel, αρ. PCG VII, ρ. 411: χρήσται (σε χέαι) vel έχωρε'ίν) Edmonds FACI, ρ. 462
e in una scodellina "[bisogna (?) ...f due o tre chènici di farina di
frumento
Poli. X. 86 [F, CL]
ού [...] μόνον επί των κοτταβικών εϊρηται τα όξύβαφα, άλλα καί έπ! των εις τήν
εδώδιμον χρείαν, ώς έν Όρνισιν Αριστοφάνης·... κάν ταΐς Φρύνιχου Μούσαις· “κάν —
άλεύρων”
si parla di ossibafì non solo in riferimento alle scodelline (impiegate) nel gioco del cot-
tabo, ma anche in riferimento a quelle (usate) in cucina, come (si evince da) Aristofane
negli Uccelli (361): ... e (da) Frinico nelle Mousai: ...
Metro Tetrametro anapestico catalettico.
—— t —t — —A
Bibliografìa Lederlin/Hemsterhuys 1706, p. 1257 n. 30; Bentley 1708 (p. 281);
Meineke FCGILI, pp. 593-594 [Μοϋσ. fr. iv]; Meineke Ed.min., p. 233 [Μοϋσ.
fr. iv]; Bothe PCGF, p. 215 [Μοϋσ. fr. 4]; Kock CAF1, p. 379 [fr. 34]; Blaydes
Adv. II, p. 53; Edmonds FAC I, pp. 462-463 [fr. 34]; Kassel/Austin PCG VII,
pp. 410-411; Storey FOCIII, pp. 64-65 [fr. 35]
Contesto della citazione In merito alla discussione classificatoria sui diversi
tipi di vasellame da tavola, Polluce (X. 86) cita questo frammento di seguito ad
Ar. Av. 361 (όξύβαφον εντεύθεν! προσθοϋ λαβών ή τρύβλιον) come testimoni-
anza del fatto che gli όξύβαφα non fossero impiegati solo ed esclusivamente
nel gioco del cottabo (il grammatico allude, nella circostanza, al cosiddetto
κότταβος έν λεκάνη ovvero δι’ όξυβάφων, variante del più comune κότταβος,
le cui regole di gioco - per quello che è noto - prevedevano che i concorrenti,
a turno, colpissero e affondassero con il lancio delle gocce di vino residuato
nella coppa il maggior numero di όξύβαφα galleggianti in una bacinella per il
pediluvio ricolma d’acqua: in merito cfr. Totaro 1998, pp. 139,143 [adfr. 2.1-2];
Paterlini 2001, p. 63 n. 3; Putz 2007, pp. 180-183), ma venissero utilizzati anche
in cucina, per scopi alimentari.