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Phrynichos
Testo Nel secondo metron è comunemente accolta a testo la diortosi di
Ruhnken (1754, p. 182 n. 13), che suggeriva di emendare la lezione χερσίν,
attestata dalla tradizione manoscritta di Fozio e della Suda, in χεροΐν. L’uso,
ben testimoniato nella letteratura drammatica superstite di quinto secolo,
della sintassi (έν) χεροΐν + forme verbali di εχω (ovvero di suoi composti)
rende ammissibile l’emendazione. È invece passata sotto silenzio la proposta
di correzione di Wackernagel (1888, p. 133 [= Wackernagel KS I, p. 636]), il
quale restituiva alla citazione, come «metrisch mòglich», la forma χειροΐν (per
cui cfr. Ar. Eq. 826 [dimetro anapestico]).
Ametrica e corrotta è la voce τευτασθαι stampata dagli ultimi editori del
verso nel loro testo critico. Tale lettura rappresenta la paradosis del codice
Galeanus di Fozio, che tenta di riprodurre una qualche forma infinitiva del
verbo τευτάζω. Con la sola eccezione di Kùster (III, p. 456 n. 3), che era incerto
se correggere il testo del Galeanus o con un’ipotetica forma di infinito aoristo
attivo (τευτάσαι; se non si tratta invece di una 3a persona singolare dell’ot-
tativo aoristo attivo) o con una 3a persona singolare dell’indicativo presente
attivo (τευτάζει),257 gli studiosi si sono espressi in merito alla possibilità che il
trimetro fosse chiuso da un verbo di modo finito, ma hanno mostrato grande
disaccordo nella ricostruzione della forma verbale da restituire al passo. A una
3a persona singolare del presente indicativo medio pensava Ruhnken (1754,
p. 182 n. 13: τευτάζεται); un intervento che, nonostante il consenso iniziale di
Meineke (FCG ILI, p. 594; in Ed.min., p. 234, lo studioso cambiò tuttavia opi-
nione in favore della diortosi di Bergk: vd. infra) e di Cobet (1860, p. 427), non
piaceva affatto a Kock (CAFI, p. 380), il quale segnalava come, in commedia, la
forma media del verbo fosse «inusitata» (l’obiezione di Kock è stata poi ripresa
anche da Kassel/Austin [PCG VII, p. 41l])258 e, pertanto, riteneva più plausibile
257 Entrambi gli interventi non risolvono però le difficoltà metriche del verso che
continuerebbe a essere privo di una sillaba.
258 Negli unici esempi comici noti (tutti peraltro tramandati dalla stessa glossa che
conserva il frammento di Frinico), il verbo ricorre sempre all’attivo: Pherecr. fr.
198 (τευτάζει); Plato Com. fr. 95 (τευταζόντων); Telecl. fr. 38 (τευτάζουσιν). Il
vocabolo vanta inoltre diverse occorrenze (sempre all’attivo) nel corpus platonico:
cfr., e.g., R. 521e, Phlb. 56e, Ti. 90b. Allo stato attuale delle nostre conoscenze,
l’unica attestazione sicura del verbo al medio è in Lue. Lex. 21.5 (la voce τευτάζε-
σθαι viene menzionata in un elenco di termini attici sentiti ormai come desueti).
Alla luce di tali dati, la correzione τετεύτασαι (2a persona singolare del perfetto
indicativo medio) suggerita da Edmonds (FAC I, p. 462; «and then you’ve hung
around here whip in hand», così lo studioso traduce il frammento a p. 463) appare
dunque improbabile; e poco plausibile risulta anche la proposta di lettura avanzata
da Bothe (PCGF, p. 215), che, emendando in più punti il testo tràdito, restituiva
Phrynichos
Testo Nel secondo metron è comunemente accolta a testo la diortosi di
Ruhnken (1754, p. 182 n. 13), che suggeriva di emendare la lezione χερσίν,
attestata dalla tradizione manoscritta di Fozio e della Suda, in χεροΐν. L’uso,
ben testimoniato nella letteratura drammatica superstite di quinto secolo,
della sintassi (έν) χεροΐν + forme verbali di εχω (ovvero di suoi composti)
rende ammissibile l’emendazione. È invece passata sotto silenzio la proposta
di correzione di Wackernagel (1888, p. 133 [= Wackernagel KS I, p. 636]), il
quale restituiva alla citazione, come «metrisch mòglich», la forma χειροΐν (per
cui cfr. Ar. Eq. 826 [dimetro anapestico]).
Ametrica e corrotta è la voce τευτασθαι stampata dagli ultimi editori del
verso nel loro testo critico. Tale lettura rappresenta la paradosis del codice
Galeanus di Fozio, che tenta di riprodurre una qualche forma infinitiva del
verbo τευτάζω. Con la sola eccezione di Kùster (III, p. 456 n. 3), che era incerto
se correggere il testo del Galeanus o con un’ipotetica forma di infinito aoristo
attivo (τευτάσαι; se non si tratta invece di una 3a persona singolare dell’ot-
tativo aoristo attivo) o con una 3a persona singolare dell’indicativo presente
attivo (τευτάζει),257 gli studiosi si sono espressi in merito alla possibilità che il
trimetro fosse chiuso da un verbo di modo finito, ma hanno mostrato grande
disaccordo nella ricostruzione della forma verbale da restituire al passo. A una
3a persona singolare del presente indicativo medio pensava Ruhnken (1754,
p. 182 n. 13: τευτάζεται); un intervento che, nonostante il consenso iniziale di
Meineke (FCG ILI, p. 594; in Ed.min., p. 234, lo studioso cambiò tuttavia opi-
nione in favore della diortosi di Bergk: vd. infra) e di Cobet (1860, p. 427), non
piaceva affatto a Kock (CAFI, p. 380), il quale segnalava come, in commedia, la
forma media del verbo fosse «inusitata» (l’obiezione di Kock è stata poi ripresa
anche da Kassel/Austin [PCG VII, p. 41l])258 e, pertanto, riteneva più plausibile
257 Entrambi gli interventi non risolvono però le difficoltà metriche del verso che
continuerebbe a essere privo di una sillaba.
258 Negli unici esempi comici noti (tutti peraltro tramandati dalla stessa glossa che
conserva il frammento di Frinico), il verbo ricorre sempre all’attivo: Pherecr. fr.
198 (τευτάζει); Plato Com. fr. 95 (τευταζόντων); Telecl. fr. 38 (τευτάζουσιν). Il
vocabolo vanta inoltre diverse occorrenze (sempre all’attivo) nel corpus platonico:
cfr., e.g., R. 521e, Phlb. 56e, Ti. 90b. Allo stato attuale delle nostre conoscenze,
l’unica attestazione sicura del verbo al medio è in Lue. Lex. 21.5 (la voce τευτάζε-
σθαι viene menzionata in un elenco di termini attici sentiti ormai come desueti).
Alla luce di tali dati, la correzione τετεύτασαι (2a persona singolare del perfetto
indicativo medio) suggerita da Edmonds (FAC I, p. 462; «and then you’ve hung
around here whip in hand», così lo studioso traduce il frammento a p. 463) appare
dunque improbabile; e poco plausibile risulta anche la proposta di lettura avanzata
da Bothe (PCGF, p. 215), che, emendando in più punti il testo tràdito, restituiva