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Σάτυροι (fr. 46)

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‘riscrivere’: εύαγγελισάμενσν πόλει προς τον θεόν <τό πρώτον^ (Hermann
suggeriva di ordinare il frammento in tetrametri giambici catalettici).286
Ben diversa, invece, fu la strada scelta per risolvere il passo da Dindorf
(1835, p. 651 [ad Ταγ. fr. XIX]): allineandosi al resto della critica ottocente-
sca, che, a seguito soprattutto delle osservazioni di de Pauw (1739, pp. 1-2),
reputava YEcloga di Frinico un’epitome (oggi l’opera è ritenuta genuina: vd.
Fischer 1976, p. 37), Dindorf ipotizzò che la citazione comica fosse andata
irrimediabilmente perduta durante il processo di epitomazione che avrebbe
interessato l’opera del grammatico Frinico, a causa dell’infelice accorpamento
di due glosse vicine (probabilmente sequenziali), di cui una relativa al verbo
ευαγγελίζομαι e l’altra volta a stabilire la forma corretta in attico della prima
persona singolare dell’aoristo atematico di αποδιδράσκω; sicché - prosegue
Dindorf - quelli citati come trimetri desunti dai Satyroi di Frinico sarebbero in
realtà «verba [...] conficta» su imitazione di più luoghi aristofanei: Eq. 642-643
(ώ βουλή, λόγους άγαθούς φέρων / εύαγγελίσασθαι πρώτος ύμίν βούλομαι
~ ν. 1: ότιή πριν έλθεϊν αυτόν εις βουλήν εδει), ΡΙ. 764-766 (άναδήσαι βούλο-
μαι / εύαγγέλιά σε κριβανιτών όρμαθω / τοιαύτ’ άπαγγείλαντα ~ νν. 2-3: καί
ταύτ’ άπαγγείλαντα πάλιν προς τον θεόν / ήκειν) e infine il fr. 519 (δεύρο δ’
αν ούκ άπέδραμεν ~ ν. 3: εγώ δ’ άπέδραν εκείνον |δευριανόν δεΐ|; nell’ottica
ricostruttiva dello studioso, quest’ultimo verso apparterrebbe all’ipotetica
seconda glossa, in quanto tramandato «propter aoristum άπέδραν»).287
Nonostante tale proposta esegetica abbia ottenuto l’autorevole consenso
di Meineke (FCG ILI, p. 597; Ed.Min., p. 235) e di Bothe (PCGF, p. 217), risulta
piuttosto difficile ammettere una così arzigogolata ricostruzione, in quanto:
(a) si dovrebbe immaginare che la “foggiatura” dei versi sia stata opera di un
compilatore talmente erudito da creare, sull’esempio di vari loci aristofanei, un
nuovo testo comico che, se si esclude qualche incertezza testuale imputabile
ai meccanismi della tradizione manoscritta (v. 3), appare quasi ineccepibile
sul piano metrico (l’unica difficoltà è data dall’anapesto ‘strappato’ in quarta

286 Favorevole alla disposizione metrica figurata da Hermann era Walker (1919,
pp. 229-230). Per altri tentativi di emendazione del passo (per lo più, meri esercizi
congetturali) esperiti dagli editori di Frinico atticista a partire dall’ editio princeps
del 1517 fino agli inizi del XIX secolo si rinvia all’utile sinossi fornita da Lobeck
(1820, pp. 266-267).
287 Del resto, che la glossa sia stata soggetta ad ‘alterazioni’ nel corso della tradizione
manoscritta sembra trovare riscontro nel codice E, che, nel riportare il testo del
frammento, al v. 2 segnala, a partire da βάλλειν (varia lectio rispetto al πάλιν
stampato dagli editori), Finizio di una nuova glossa.
 
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