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Τραγωδοί ή Απελεύθεροι

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una sua origine legata al commercio librario: cfr. West 1979, p. 131 [= 2007,
pp. 361-362]; Sommerstein 2002a, pp. 4, 6). Le ragioni di questa aggiunta
restano a tutt’oggi ancora oscure: per distinguere un’opera da altre omonime?
Per rendere più agevole il riconoscimento del contenuto di un dramma? Per
facilitare l’individuazione del personaggio principale attraverso l’aggiunta
del suo nome al titolo originario? Sulla vexata quaestio dei doppi titoli delle
commedie greche vd., fra gli altri, Pellegrino 1998, p. 292 n. 3 (con ampia
bibliografia sull’argomento); Sommerstein 2002a; Konstantakos 2004, p. 11.
Per la quasi totalità delle fonti tardoantiche Frinico fu autore esclusiva-
mente di un dramma intitolato Τραγωδοί, di cui vengono conservati nove
frammenti (frr. 52-60); mentre, fatta eccezione per il sopra ricordato passo
dei Sofisti a banchetto di Ateneo e per la testimonianza della Suda,312 non si
registrano ulteriori collegamenti fra il poeta comico e il titolo Απελεύθεροι.
Il che farebbe dunque pensare che il titolo meglio attestato nella tradizione,
Τραγωδοί, rappresenti quello standard.313 Nell’uso linguistico attico il plurale
τραγωδοί poteva valere come sinonimo di: (a) “poeti tragici”: cfr., e.g., Crates
Com. fr. 28; (b) “membri del coro tragico”: cfr., e.g., Ar. Pax 807, Av. 787; (c)
“attori tragici”: cfr., e.g., Ar. Av. 512, Ih. 391; (d) “danzatori tragici”: cfr., e.g.,
Ar. V. 1480 (ben più complessa è l’interpretazione del vocabolo ai vv. 1498 e
1505 delle stesse Vespe: una rassegna esaustiva delle varie proposte esegetiche
formulate dagli studiosi relativamente ai due passi è in Perusino 1982a, p. 137
n. 1(3)); (e) “rappresentazioni (ogare) tragiche”, soprattutto dal quarto secolo in
poi (in merito cfr. Pickard-Cambridge 1968, pp. 127-129 [= 1996, pp. 179-182]).
Quale di questi significati debba essere assegnato al titolo della pièce di Frinico
non è dato sapere con certezza, a causa dello stato frammentario in cui versa
la commedia; né, per le medesime ragioni, è possibile chiarire il legame fra il
primo titolo e la variante Απελεύθεροι, che, se non allude - come suggeriva

312 Cfr. inoltre la generica notizia tramandata dalla Συναγωγή (a 1687 [= AGI, p. 421.3-
4; An.Bachm. I, p. 116.28-29]) e dal Fozio ‘di Zavorda’ (a 2328): απελεύθερος·
Ελληνικόν τό όνομα, καί δράματα άττα ούτως έπιγεγράπται. Che la testimonianza
andasse riferita a Frinico suggeriva per primo Meineke (FCG I, p. 158), che, per
ovvie ragioni cronologiche (vd., infra, ad fr. 59), leggeva soltanto il lemma della
Συναγωγή: tale proposta è stata quindi accolta all’unanimità dalla critica successiva
(cfr., e.g., Bothe PCGF, p. 217; Kock CAF I, p. 383; Edmonds FAC I, pp. 464-465;
Kassel/Austin PCG VII, p. 416 [test, ii]; Storey FOCHI, pp. 70-71 [test. ii]).
313 Mutuo l’espressione “titolo standard’ da Sommerstein (2002a, p. 6): così lo studioso
definisce il titolo concepito dall’autore, che, nel caso di «alternative titles», corri-
sponde il più delle volte a quello «overwhelmingly preponderant in thè sources».
 
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