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Phrynichos

della parte finale e dell’ incipit di due trimetri giambici consecutivi; una dispo-
sizione, quella proposta da Meineke, che è stata accolta quasi all’unanimità
dalla critica successiva, con l’unica eccezione di G. Kaibel (ap. PCG VII, 417),
il quale, come Schweighàuser, proponeva di ricondurre il frammento entro
uno schema trocaico: τον Κλεόμβροτόν τε τον Πέρ-/ δικός υιόν: forse a Kaibel
faceva difficoltà la presenza dell’articolo determinativo in clausola di trimetro
giambico;318 una soluzione che, però, come è stato messo in luce da Starkie
(1897, p. 220 [ad V. 504]) e da van Leeuwen (1904, p. 113 [ad PI. 752] con n.
10), è pienamente ammissibile nella poesia drammatica, sia tragica (cfr., e.g.,
Aesch. Ag. 7 [con Fraenkel 1950, II, pp. 8-9], Eum. 137, Pi. 385; Soph. Ant.
409) che comica (gli esempi noti sono relativi alla commedia di IV—III secolo:
cfr., e.g., Ar. Ec. 452; Alex. frr. 20.4, 24.2, 115.21, 257.3; Amphis fr. 30.5; Antiph.
fr. 85.4; Ephipp. fr. 7.1; Eub. fr. 111.1; Nicostr.Com. fr. 16.2; Diph. fr. 78.1; Men.
fr. 296.9; Philem. fr. 65.2).
Interpretazione Grande attenzione è stata data da parte degli esegeti sulla
forma genitivale Πέρδικος, che difficilmente potrà essere un nome proprio
di persona (il nome Πέρδιξ non è mai attestato come antroponimo in Attica;
nel resto del mondo greco è noto un solo caso, in Beozia: LGPN III.B, s. v.
[1], p. 343 [V a.C.]) ed è quindi interpretabile come falso patronimico, che
Frinico, attraverso la persona loquens, avrà riferito a Cleombroto verosimil-
mente con intenti derisori. Del resto, le parole che Ateneo fa seguire ai versi,
“il nome Pérdix è usato come simbolo di lascivia” (per quest’immagine della
pernice vd. infra), rappresentano con tutta probabilità una nota di commento
al frammento stesso: attraverso un espediente onomastico ben documentato
nella poesia comica e nient’affatto sconosciuto allo stesso Frinico (vd., supra,
ad fr. 10), il poeta, per mezzo della persona loquens del frammento, definendo
Cleombroto “figlio di (ovvero della) Pernice”, avrà voluto prenderne in giro la
dissolutezza sessuale (cfr. Meineke FCG ILI, p. 599: «Cleombrotum Perdicis
filium appellavi! Phrynichus eodem modo quo importunus et vanus iactator
dicitur fìlius Selli [vd. ad fr. 10], aut Antimachus omnia conspuere solitus filius
Psacadis, v. Aristophanis Acharn. 1149»),

318 Per le medesime ragioni, Bothe (PCGF, p. 217), che leggeva il frammento nella
veste metrica restituita da Meineke, proponeva di emendare il tràdito τού in τοι.
Da segnalare la diortosi τόν per τού avanzata da Kock (CAFI, p. 384) e recepita con
favore da Blaydes (Adv. II, p. 53), da van Herwerden (1903, p. 34, il quale suggeriva
inoltre di espungere dal citatum come parole di Ateneo l’articolo iniziale τόν e
l’accusativo υιόν) e anche dal ricordato Kaibel.
 
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