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Phrynichos

Athen. VI. p. 229a
(τήγανον) τού δέ ρήματος μέμνηται Φρύνιχος έν Τραγωδοΐς (verba om. CE, qui tantum
Φρύνιχος hab.)· “ήδύ — συμβολών”, ex Athen. Epit. fr. recepii Eust. in Od. p. 1862.20,
fabulae nomine omisso ut in CE
e del termine (teganon [= “padella”]) ha fatto menzione Frinico nei Tragòdoi: ...
Metro Ritmo in metri cretico-peonici.
Bibliografia Meineke FCG ILI, p. 599 [Τραγ. fr. i]; Meineke Ed.min., p. 236
[Τραγ. fr. i]; Bothe PCGF, p. 217 [Τραγ. fr. 1]; Kock CAF I, pp. 384-385;
Edmonds FACI, pp. 466-467 [fr. 57]; Kassel/Austin PCG VH, p. 419; Storey
FOCIII, pp. 72-73 [fr. 60]
Contesto della citazione A seguito del breve intervento di Ulpiano (cfr.
Athen. VI. p. 228d), che aveva domandato agli altri dotti commensali se l’uso
letterario (attico) conoscesse anche la parola τήγανον, oltre a τάγηνον, per
indicare la “padella” (su questo utensile da cucina e sulle sue le varie modalità
di utilizzo vd. Sparkes 1962, p. 129 con nn. 68-69, e tav. V, fig. 5; Olson/Sens
2000, pp. 59-60 [ad fr. 11.8-9]), il ‘deipnosofista’ Emiliano risponde citando
esempi (desunti dalla letteratura comica di V-IV secolo) nei quali è attestato
il sostantivo τήγανον. Il passo di Frinico è dunque menzionato insieme con
il fr. 128 dei Myrmèkanthrópoi di Ferecrate, per esemplificare l’impiego del
denominale άποτηγανιζειν (cfr. Athen. VI. p. 229a). Dall’epitome di Ateneo
il frammento di Frinico è stato recepito anche da Eustazio (in Od. p. 1862.20),
che, come i codici dell’epitome, non cita il titolo del dramma da cui è desunta
la citazione. Un’ulteriore testimonianza sul passo va individuata neWAda-
gium 527 (relativo al detto «Ne a chytropode cibum nondum sacrificatum
rapias») di Erasmo da Rotterdam, che, con buona verosimiglianza, era venuto
a conoscenza del frammento di Frinico, avendolo letto nell’ editio princeps dei
Sofisti a banchetto di Ateneo curata da Musuro («Quidam prò lopade τήγανον
dixere, quod lones ήγανον. Hinc vox composita άποτηγανιζειν. Ita Phrynicus
apud Athenaeum libro sexto: ήδύ δ’ άποτηγανιζειν άνευ συμβολών, id est
“Jucundum est a sartagine tollere sine symbolis”, id est si nihil sit solvendum,
et si id liceat immuni»).
Testo Nel tentativo di restituire al citatum uno schema metrico più conven-
zionale, Bothe (PCGF, p. 217) interveniva con spostamenti e integrazioni, al
fine di ottenere un trimetro giambico acataletto: άποτηγανιζειν δ’ ήδύ <γ’>
άνευ<θε> συμβολών.
 
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