Τραγωδοί ή Απελεύθεροι (fr. 60)
291
τέμαχος II sostantivo (un deverbativo da τέμνω, “tagliare”) vanta non
poche occorrenze nella poesia comica, dove, impiegato al plurale e in senso
assoluto, assume la generica accezione di “tranci/filetti (di pesce)” (così, per
es., in Ar. Ach. 1100, con scholl. [vett.-Tr.] HOOa-b, Ra. 517, Ec. 606, 842, PI. 894;
Metag. fr. 6.9; Antiph. fr. 188.6; poche sono le attestazioni della forma singolare
con questo significato: cfr., e.g., Ar. Eq. 2 8 3, 1177).321 Quando non è usato in
modo assoluto, il termine è di norma seguito dal nome (in caso genitivo) della
specie ittica cui si riferisce: oltre al passo in questione, cfr., e.g., Cratin. fr. 154;
Ar. Nu. 339; Stratt. fr. 45.3; Anaxandr. fr. 42.53; Antiph. frr. 179, 221.6; Axion. fr.
6.14; Ephipp. fr. 12.1-2; Eub. fr. 63.2; Mnesim. fr. 4.31; in merito vd. Pellegrino
1998, p. 319; Olson/Sens 2000, p. 161 [ad fr. 38.5],
αύξίδος In tutta la letteratura di quinto secolo questa è l’unica occor-
renza del sostantivo. Secondo l’opinione di Aristotele (HA VI. 571a.l4-18),
il nome αύξίς avrebbe un’origine paretimologica, giacché sarebbe stato co-
niato dagli abitanti di Bisanzio, per indicare i piccoli di tonno appena nati
dalle uova, che, noti altresì come (σ)κορδύλοα, si distinguevano dalle altre
specie ittiche, per la loro capacità di “crescita” (αύξησις: vd., supra, ad fr.
36). Contrariamente alla dottrina arisotelica, i moderni ittiologi, sulla scorta
delle argomentazioni di Thompson (1947, s. v., p. 21), preferiscono identificare
Γ αύξίς con l’odierno tombarello [Auxis rochei Risso), un pesce pelagico della
famiglia degli Sgombridi, molto simile al tonno nel suo aspetto generale (cfr.
schol. [G ] Nic. Alex. 469a Geymonat: αύξίς είδος ιχθύος ομοιον θύννω), ma
di dimensioni inferiori (vd. Campbell 1983, pp. 302-303) e meno pregiato, per
via del sapore oleoso della sua carne.
fr. 60 (57 K.)
ήδύ δ’ άποτηγανίζειν άνευ συμβολών
ήδύ ΑΒΕ, Eust.: άδύ C | συμβολών ACE, Eust.: συμβόλων Β
e/ma (è) un piacere mangiare (frittura o arrosto?) dalla padella, senza
pagare lo scotto
321 Che in attico τέμαχος venisse detto μόνον έπί ιχθύος è notizia che trova conferma
in Phryn. Ecl. 12 (cfr. inoltre PS, p. 112.3); vd. anche Ael.Dion. τ 8.
291
τέμαχος II sostantivo (un deverbativo da τέμνω, “tagliare”) vanta non
poche occorrenze nella poesia comica, dove, impiegato al plurale e in senso
assoluto, assume la generica accezione di “tranci/filetti (di pesce)” (così, per
es., in Ar. Ach. 1100, con scholl. [vett.-Tr.] HOOa-b, Ra. 517, Ec. 606, 842, PI. 894;
Metag. fr. 6.9; Antiph. fr. 188.6; poche sono le attestazioni della forma singolare
con questo significato: cfr., e.g., Ar. Eq. 2 8 3, 1177).321 Quando non è usato in
modo assoluto, il termine è di norma seguito dal nome (in caso genitivo) della
specie ittica cui si riferisce: oltre al passo in questione, cfr., e.g., Cratin. fr. 154;
Ar. Nu. 339; Stratt. fr. 45.3; Anaxandr. fr. 42.53; Antiph. frr. 179, 221.6; Axion. fr.
6.14; Ephipp. fr. 12.1-2; Eub. fr. 63.2; Mnesim. fr. 4.31; in merito vd. Pellegrino
1998, p. 319; Olson/Sens 2000, p. 161 [ad fr. 38.5],
αύξίδος In tutta la letteratura di quinto secolo questa è l’unica occor-
renza del sostantivo. Secondo l’opinione di Aristotele (HA VI. 571a.l4-18),
il nome αύξίς avrebbe un’origine paretimologica, giacché sarebbe stato co-
niato dagli abitanti di Bisanzio, per indicare i piccoli di tonno appena nati
dalle uova, che, noti altresì come (σ)κορδύλοα, si distinguevano dalle altre
specie ittiche, per la loro capacità di “crescita” (αύξησις: vd., supra, ad fr.
36). Contrariamente alla dottrina arisotelica, i moderni ittiologi, sulla scorta
delle argomentazioni di Thompson (1947, s. v., p. 21), preferiscono identificare
Γ αύξίς con l’odierno tombarello [Auxis rochei Risso), un pesce pelagico della
famiglia degli Sgombridi, molto simile al tonno nel suo aspetto generale (cfr.
schol. [G ] Nic. Alex. 469a Geymonat: αύξίς είδος ιχθύος ομοιον θύννω), ma
di dimensioni inferiori (vd. Campbell 1983, pp. 302-303) e meno pregiato, per
via del sapore oleoso della sua carne.
fr. 60 (57 K.)
ήδύ δ’ άποτηγανίζειν άνευ συμβολών
ήδύ ΑΒΕ, Eust.: άδύ C | συμβολών ACE, Eust.: συμβόλων Β
e/ma (è) un piacere mangiare (frittura o arrosto?) dalla padella, senza
pagare lo scotto
321 Che in attico τέμαχος venisse detto μόνον έπί ιχθύος è notizia che trova conferma
in Phryn. Ecl. 12 (cfr. inoltre PS, p. 112.3); vd. anche Ael.Dion. τ 8.