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Τραγωδοί ή Απελεύθεροι (fr. 60)

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Interpretazione Chi pronuncia queste parole esprime tutto il suo compia-
cimento nel fatto di prender parte a un convito, senza contribuire alle spese
comuni. La pratica di “mangiare il cibo altrui” (τάλλότρια δειπνεϊν/έσθίειν),
“senza invito” (άκλητος) e senza pagare la quota di partecipazione al banchetto
(quindi, “a sbafo”), era un contrassegno distintivo del παράσιτος: cfr. già Epich.
fr. 32 e si vedano anche Amphis fr. 39.1; Anaxandr. fr. 10.2; Antiph. fr. 252.2;
Dromo fr. 1.2; Eub. frr. 20, 72; Timocl. frr. 8.10, 18, 10.4, 31.2-3; Alex. fr. 213.3
(οϋτω τι τάλλοτρι’ έσθίειν έστίν γλυκύ: la sintassi ricorda molto quella del
frammento di Frinico); Diph. fr. 74.8; Nicol.Com. fr. 1.16, 42; su questo aspetto
dei parassiti vd. Nesselrath 1985, p. 66 con n. 178; e cfr. Hunter 1983, p. 162
[ad fr. 72.1]; Arnott 1996, p. 725 [ad fr. 259.2], Dal momento che la persona
loquens non sembra esimersi da questa pratica disdicevole, non sarà del tutto
insensato ritenere che a parlare sia un parassita (su questa possibilità esegetica
cfr., fra gli altri, Nesselrath 1985, p. 66 n. 178; Damon 1995, p. 182 n. 3 [vd.
Damon 1997, p. 28 n. 18]; Arnott 1996, p. 725 [ad fr. 259.2]; Belardinelli 1998,
p. 278 [adir. 2.7-20]; Olson 2007, p. 284 [adG14]; Piitz 2007, p. 94; Fisher 2008,
p. 195 con n. 37).
Il particolare schema metrico - si tratta di un tetrametro cretico-peonico
(così suggeriva per primo Meineke [FCG ILI, p. 601]; vd. inoltre White 1912,
p. 193 [ad § 439]), una misura ritmica «frequente nella poesia comica», in
cui spesso ricorre «in lunghe serie katà stichon» (Gentili/Lomiento 2003,
p. 225) - ha suggerito a Kock (CAPI, p. 385) l’ipotesi che il frammento sia
stato desunto «ex chorico».
ήδύ + inf. La costruzione, piuttosto comune in greco, è ben testimoniata
nei testi comici: con έστι (cfr., e.g., Ar. PI. 802; Archipp. fr. 45.1-2; Antiph.
frr. 185.5, 240.1-2; Philem. fr. 82.3; Sophil. fr. 5.1-2; vd. inoltre Men. Dysc.
829-830) ovvero, come nel presente contesto, in espressioni ellittiche, senza
il verbo ausiliare (cfr., e.g., Ar. Nu. 528, 1399-1400; Apollod.Com. fr. 1.1; Men.
frr. 398, 870).
άποτηγανίζευν II verbo ricorre quasi esclusivamente in commedia: oltre
a Frinico, cfr. Pherecr. fr. 128; Alex. fr. 178.11 (άποταγηνιώ); Sotad.Com. fr.
1.1: άπεταγήνισα (άπετηγάνισα cod.: corr. Meineke 1814, p. 50);322 vd. inoltre

322 L’oscillazione della grafia del verbo è legata alla doppia forma del sostantivo τή-
γανον/τάγηνον. Gli atticisti più intransigenti (cfr. Phryn. PS, p. 112.11; Moer. τ
3) riconoscono τάγηνον come forma più corretta, mentre τήγανον sarebbe una
dizione ionica (cfr. Phot, τ 3 [= Et.Gen. AB, s.v. τάγηνον; EM p. 743.49]) ovvero
dorica (così attesta il grammatico Frinico); i poeti comici sembrano comunque far
uso di entrambe le forme: cfr., e.g., Eup. frr. 155 (τήγανον), 374 (τάγηνον); e vd.
Herbst 1910, p. 66.
 
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