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296

Phrynichos

Weinreich II, pp. 407-408; Edmonds FACI, pp. 466-469 [fr. 58]; Kassel/Austin
PCG VII, p. 420; Olson 2007, pp. 193, 219-220, 444 [adE28]; Beta 2009, pp. 114-
115 con n. 79; Storey FOCHI, pp. 74-75 [fr. 61]
Contesto della citazione Questi trimetri giambici sono tramandati da Plu-
tarco (Ale. 20. 6-7) come prova del fatto che il poeta comico Frinico era uno di
quegli autori che, a differenza di Tucidide (VI. 53. 2), non si facevano remore
nel menzionare nominalmente i due principali delatori nel processo contro
gli ermocopidi del 415 a. C., Dioclide (LGPN11, s.v. [3], p. 119; PAA 331975) e
il meteco Teucro (LGPN11, s.v. [5], p. 427; PAA 881010).
Testo Trovando difficoltà nel giustificare, al v. 1, la presenza della congiun-
zione καί prima deU’imperativo φυλάσσου, che veniva restituito prò arbitrio
nella forma attica φυλάττου, Meineke (FCG I, p. 155) suggeriva di leggere il
trimetro giambico iniziale come ώ φίλταθ’ Ερμή, νυν φυλάττου, μή πεσών.
La correzione era ripresa in FCG ILI, p. 603, in cui si forniva inoltre come
soluzione alternativa la possibilità di mantenere il testo della paradosis (con
l’unica eccezione della forma φυλάττου, che lo studioso continuava a prefe-
rire alla lectio codicum φυλάσσου), a patto però di ricostruire in un ipotetico
trimetro, non compreso nella citazione e precedente le parole ώ φίλταθ’ Έρμη,
l’espressione χαΐρέ μοι, «vel simile quid». Tale proposta di integrazione, ripe-
tuta in Ed.min., p. 237, fu accolta con favore da Blaydes (Adv. II, p. 53),323 il qua-
le non escludeva di poter leggere, al v. 1, un originario πάνυ φυλάττου. Sulla
scia di Meineke, anche Bothe (PCGF, p. 211), per nulla convinto dalla sintassi
και φυλάσσου, propendeva per la sostituzione di quella pericope testuale con
il composto καταφυλάττου (da notare la lettura attica del verbo). E, tuttavia,
l’uso ben documentato nella lingua greca della sintassi καί + forme verbali
(anche all’imperativo), per conferire maggiore enfasi all’azione espressa dal
predicato (vd. infra), rende senz’altro corretto il testo della paradosis (in ra-
gione di ciò, non è dunque necessaria l’integrazione καί (σύ) φυλάσσου di
Edmonds [FACI, p. 468]; per la sintassi, d’uso marcatamente colloquiale, σύ +
imperativo vd., supra, ad fr. 39).
Al v. 2, non v’è ragione di emendare la lezione αυτόν tràdita da UA in
σαυτόν (forma attica per σεαυτόν), come suggerito da Meineke (FCG Π.1, p. 602;
Ed.min., p. 237), la cui diortosi ricevette ampi consensi dalla critica, tanto da
essere stampata a testo da Kock (CAFI, p. 385), da Edmonds (FACI, p. 468), non-
ché dai principali editori ottocenteschi e novecenteschi di Plutarco: l’impiego

L’integrazione di Meineke è inoltre presupposta nella traduzione del verso di
Norwood [1931, p. 153]: «(Farewell?) beloved Hermes: mind you don’t fall [...]».
 
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