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Incertarum fabularum fragmenta (fr. 61)

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private dei tradizionali falli, che, rappresentando la parte più prominente e,
quindi, maggiormente in vista del busto, si prestavano ad essere asportati con
facilità: sulla questione cfr. Henderson 1987, p. 194 [adLys. 1093-4]; Alfageme
1999, pp. 308-309.
καί φυλάσσου L’uso della congiunzione καί serve a conferire maggiore
enfasi all’azione espressa dall’imperativo φυλάσσου (cfr. le traduzioni offerte
da Olson 2007, p. 220 [adE28]: «‘be carefull’», e da Storey FOCILI, p. 75: «do
watch out»): per la sintassi καί + forme verbali cfr. Denniston GP, pp. 320-321
[ad § C.6].
2 αυτόν Forma attica del pronome riflessivo εαυτόν: vd., supra, ad Testo,
περικρούση <ς> Come notava Kock (CAFI, p. 385), il verbo - che, nella
diatesi attivo, vale propriamente “dare colpi all’intorno” (cfr. LSJ, s. v., p. 1377:
«strike off all around») - è qui da intendersi nel senso di “danneggiare”, “rom-
pere”, come se fosse un sinonimo di περικόπτω, verbo, quest’ultimo, spesso
adoperato dalle fonti antiche in riferimento all’episodio della mutilazione delle
erme: cfr., e.g., Th. VI. 27, 28; Lys. 6. 51, 14. 42; And. 1. 15, 34; Dem. 21. 147.
3 Διοκλείδη La denuncia di Dioclide fu cronologicamente posteriore a
quella di Teucro. Egli dichiarò di aver visto aggirarsi per le vie della città, nella
notte in cui le erme furono mutilate, un gruppo di individui, forse in numero
di trecento, che si sarebbe poi riunito segretamente nel teatro di Dioniso (cfr.
And. 1. 37-39). Tra i presunti cospiratori, Dioclide sostenne di aver ricono-
sciuto, grazie al chiarore della luna (per questo particolare cfr. And. 1. 38),
diversi personaggi ben in vista della città: due buleuti, l’oratore Andocide e
suo padre, Eucrate (fratello di Nicia), Crizia (uno dei futuri Trenta Tiranni).
Ad essere denunciati furono quarantadue persone (cfr. And. 1. 43). Le accuse
si rivelarono tuttavia infondate e Dioclide, dopo aver confessato di essersi
inventato tutto, e chiesta invano la grazia, fu condannato alla pena capitale
(cfr. And. 1. 65-66).
4 Τεύκρω Teucro, meteco originario di Megara, fu uno dei primi testi-
moni ad essere ascoltato nel processo. Quando l’inchiesta ebbe inizio, costui
si trovava nella sua città natale, dove aveva trovato rifugio. Da lì informò la
bulè di avere informazioni sui nomi degli ermocopidi e di alcuni di coloro che
si macchiarono di empietà per aver profanato i Misteri eleusini (parodia alla

σπασμός ύμάς λαμβάνει)? (Aten.) Per Zeus, a fare così ce lo consumiamo (μα Δί’
άλλα τουτί δρώντες έπιτετρίμμεθα). Se non si firma subito la pace, va a finire che
ci fotteremo (βινήσομεν) Clistene. (Co.) Se avete un po’ di sale in zucca, rimettetevi
il mantello: che non vi veda qualcuno degli ermocopidi (εί σωφρονείτε, θαίμάτια
λήψεσθ’, όπως / των έρμοκοπιδών μή τις ύμάς όψεται)».
 
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