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Phrynichos

p. 175; Guglielmino 1945, pp. 102-103; Weinreich II, p. 407; Edmonds FACI,
pp. 468-469 (così già Bergk 1838, p. 370). Dubbi suH’attribuzione al Monotropos
e ai Kòmastai ha mostrato Briel (1887, pp. 56-57 η. 1), senza però fornire una
giustificazione al suo scetticismo.
1 ώ φίλταθ’ Έρμη Analoghe allocuzioni in commedia si registrano, per
es., in Ar. Nu. 1478 (ώ φίλ’ Έρμη), Pax 416, 718 (ώ φίλ’ Έρμη; e, della stessa
Pace, cfr. i vv. 392-394, in cui Ermes è apostrofato dal coro di contadini come
il “più filantropico e generoso fra le divinità” [ώ φιλανθρωπότατε καί μεγα-
λοδωρότατε δαιμόνων]).328 L’illustre antecedente letterario è rappresentato
dal confidenziale Έρμη φίλ’ Έρμη, con cui, al v. 1 del fr. 42 Deg\ (= 32 W“.),
il giambografo Ipponatte si rivolge al dio Ermes (umoristicamente definito
Μαιαδεύς, “cucciolo di Maia”), perché gli procuri un mantello, un paio di
sandali, delle babbucce e sessanta stateri d’oro (δός χλαΐναν Ίππώνακτι καί
κυπασσίσκον / καί σαμβαλίσκα κάσκερίσκα καί χρυσού / στατήρας εξήκοντα:
νν. 4-6), per fronteggiare il rigido inverno (per l’esegesi del frammento ippo-
natteo, un esempio di Gebetsparodie, cfr. Degani 1984 [= 2002], p. 190). Per altre
apostrofi in commedia di tono ‘confidenziale’ rivolte a divinità, in preghiere
ovvero invocazioni (spesso anche di una certa intensità), cfr., e.g., Ar. Ph.
286 (Δήμητερ φίλη); Com.Adesp. fr. 1032.12 (ώ φιλτάτη Δήμητερ); Philem. fr.
70.1 (Άρτεμι, φίλη δέσποινα); Ar. Ph. 978 (Νύμφας φίλας); Men. Dysc. 197 (ώ
φίλταται Νυμφαι); Men. Epit. 555(φίλη Πειθοί); Ar. Pax 1168 (Ώραι φίλαι);
vd. inoltre Ar. Αν. 1504 (ώ φίλε Προμηθεύ) e cfr. poi Hutchinson 1985, p. 73 [ad
Eh. 174], per una discussione sui citati passi. Al di fuori della poesia comica, si
vedano inoltre le attestazioni raccolte da Degani (1991, p. 60); e cfr. ora anche
Di Bari 2013, p. 261 [adNu. 1478],
Έρμη II termine non vale propriamente “Ermes”, ma indica una delle
tante effigi del dio (formate da una colonna a base quadrangolare, sormontata
dalla testa e dal fallo della divinità), presenti per ogni dove in Atene, quale sim-
bolo della fecondità e della prosperità per i singoli cittadini e per la città intera.
Tucidide (VI. 27. 1) attesta che, poco prima della partenza per la spedizione
in Sicilia, la maggior parte delle erme di pietra che si trovavano in Atene, “in
una sola notte” (μια νυκτί), περιεκόπησαν τα πρόσωπα: dalla lettura dei vv.
1086-1094 della Lisistrata di Aristofane329 sembra dedursi che le erme vennero

328 II sintagma ώ φίλταθ’ Έ[ρμή viene inoltre ricostruito da Webster (1967a, p. 140)
al v. 65 del lacunoso fr. 448a del Kresphontès euripideo (cfr. Kannicht ad loc.·, vd.
tuttavia Harder 1985, pp. 88-89).
329 «(Ateniese) Chi può dirci dov’è Lisistrata? In che stato ci siamo ridotti, noi uomi-
ni (ώς άνδρες ήμεϊς ούτοιί τοιουτοιί)! (Corifeo) Anche questa malattia fa coppia
con quell’altra: anche a voi prende a tirare la mattina presto (ή που προς ορθρον
 
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