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Phrynichos
Poli. IV. 181 [FS, A]
καί εργαλεία [...] ιατρών σμίλη, ψοίλις, τομεύς, ώτογλυφίς, μήλη [...] καί μηλώσαι τό
τήν μήλην καθείναι, δθεν καί (καί om. A) Φρύνιχος ό κωμικός· “έμει — πλέως”
e strumenti propri dei medici (sono) il bisturi, le forbicine, il forcipe, il bastoncino per
gli orecchi, la sonda (mele) [...] e “sondare” (mèlosai) (indica l’operazione consistente
nel) far scendere la sonda (giù per la laringe), ragion per cui anche il poeta comico
Frinico (ha scritto): ...
Metro Trimetro giambico.
Bibliografìa H. Estienne, ap. ThGL1 V, p. 1451d; Meineke FCGILI, p. 604 [Ine.
fab. fr. ix]; Meineke Ed.min., p. 238 [Inc.fab. fr. ix]; Bothe PCGF, p. 219 [Inc.fab.
fr. 9]; Kock CAPI, p. 386; Neil 1901, p. 153 [ad Eq. 1145-50]; Edmonds FACI,
pp. 468-469 [fr. 62]; Gii/Alfageme 1972, p. 46; Rossi 1977, p. 82; Kassel/Austin
PCG VII, p. 422; Storey FOC III, pp. 74-75 [fr. 66]
Contesto della citazione Nella sezione del IV libro dell’ Onomasticon riser-
vata alla classificazione dei diversi strumenti medici, Polluce menziona la
μήλη (“sonda”) e, al riguardo, si sofferma a illustrare il significato della forma
verbale μηλώσαι (infinito aoristo attivo di μηλόω), documentando l’uso del
composto καταμηλόω in Frinico, nel trimetro έμει καταμηλών· φλέγματος
γάρ εί πλέως.
Testo Inizialmente edito da Manuzio (1502, p. 172.31-32) nella forma (prosa-
stica) έμει κατά μηλών, καί φλέγματος γάρ εί πλέως, il frammento pervenne al
testo attualmente stampato da Kassel/Austin solo grazie agli interventi corret-
tivi di H. Estienne (ap. ThGL' V, p. 1451d), che, per primo, ricondusse la citazio-
ne entro uno schema giambico, espungendo dal citatum la congiunzione καί.
Tale lectio, ricavata da Manuzio dal suo modello contaminato (che, per il passo
in questione, attingeva a un codice imparentato forse con A: sul manoscritto
utilizzato da Manuzio per la constitutio textus dell’Onomasticon di Polluce vd.,
sopra, ad fr. 14), fa eccedere di una sillaba il verso e non è necessaria nell’eco-
nomia del testo: del resto, l’assenza della congiunzione nei codici F e S (che,
tuttavia, rispetto ad A, offrono un testo inferiore), sconosciuti a Manuzio e, di
fatto, utilizzati soltanto a partire dell’editio Amstelodamensis di Polluce, ha dato
effettivamente riscontro all’emendazione di Estienne (Lederlin/Hemsterhuys
[1706, p. 459] stampavano ancora καί φλέγματος, rendendo conto in n. 18
della proposta di lettura offerta da G. Jungermann, che, pur di mantenere la
congiunzione nel citatum, emendava così il verso: μηλών έμει· καί φλέγματος
γάρ εί πλέως; espunta nuovamente da Toup [Emendi. IV, p. 368], sul fonda-
Phrynichos
Poli. IV. 181 [FS, A]
καί εργαλεία [...] ιατρών σμίλη, ψοίλις, τομεύς, ώτογλυφίς, μήλη [...] καί μηλώσαι τό
τήν μήλην καθείναι, δθεν καί (καί om. A) Φρύνιχος ό κωμικός· “έμει — πλέως”
e strumenti propri dei medici (sono) il bisturi, le forbicine, il forcipe, il bastoncino per
gli orecchi, la sonda (mele) [...] e “sondare” (mèlosai) (indica l’operazione consistente
nel) far scendere la sonda (giù per la laringe), ragion per cui anche il poeta comico
Frinico (ha scritto): ...
Metro Trimetro giambico.
Bibliografìa H. Estienne, ap. ThGL1 V, p. 1451d; Meineke FCGILI, p. 604 [Ine.
fab. fr. ix]; Meineke Ed.min., p. 238 [Inc.fab. fr. ix]; Bothe PCGF, p. 219 [Inc.fab.
fr. 9]; Kock CAPI, p. 386; Neil 1901, p. 153 [ad Eq. 1145-50]; Edmonds FACI,
pp. 468-469 [fr. 62]; Gii/Alfageme 1972, p. 46; Rossi 1977, p. 82; Kassel/Austin
PCG VII, p. 422; Storey FOC III, pp. 74-75 [fr. 66]
Contesto della citazione Nella sezione del IV libro dell’ Onomasticon riser-
vata alla classificazione dei diversi strumenti medici, Polluce menziona la
μήλη (“sonda”) e, al riguardo, si sofferma a illustrare il significato della forma
verbale μηλώσαι (infinito aoristo attivo di μηλόω), documentando l’uso del
composto καταμηλόω in Frinico, nel trimetro έμει καταμηλών· φλέγματος
γάρ εί πλέως.
Testo Inizialmente edito da Manuzio (1502, p. 172.31-32) nella forma (prosa-
stica) έμει κατά μηλών, καί φλέγματος γάρ εί πλέως, il frammento pervenne al
testo attualmente stampato da Kassel/Austin solo grazie agli interventi corret-
tivi di H. Estienne (ap. ThGL' V, p. 1451d), che, per primo, ricondusse la citazio-
ne entro uno schema giambico, espungendo dal citatum la congiunzione καί.
Tale lectio, ricavata da Manuzio dal suo modello contaminato (che, per il passo
in questione, attingeva a un codice imparentato forse con A: sul manoscritto
utilizzato da Manuzio per la constitutio textus dell’Onomasticon di Polluce vd.,
sopra, ad fr. 14), fa eccedere di una sillaba il verso e non è necessaria nell’eco-
nomia del testo: del resto, l’assenza della congiunzione nei codici F e S (che,
tuttavia, rispetto ad A, offrono un testo inferiore), sconosciuti a Manuzio e, di
fatto, utilizzati soltanto a partire dell’editio Amstelodamensis di Polluce, ha dato
effettivamente riscontro all’emendazione di Estienne (Lederlin/Hemsterhuys
[1706, p. 459] stampavano ancora καί φλέγματος, rendendo conto in n. 18
della proposta di lettura offerta da G. Jungermann, che, pur di mantenere la
congiunzione nel citatum, emendava così il verso: μηλών έμει· καί φλέγματος
γάρ εί πλέως; espunta nuovamente da Toup [Emendi. IV, p. 368], sul fonda-