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Phrynichos
di unguenti ovvero per l’ispezione della cavità orale o ancora per stimolare il
vomito. Per il verbo καταμηλόω si contano due sole attestazioni in letteratura:
nel passo di Frinico e in Ar. Eq. 1150 (nella locuzione κηρόν καταμηλών, per
la cui esegesi cfr. Neil 1901, p. 153). Fuori dall’ambito letterario, il composto
vanta invece una ricca tradizione scoliastica e lessicografica, che conferma la
valenza tecnica del termine: cfr. schol. [VEF20M; Aid.] Ar. Eq. 1150b Jones:
καταμελούν μέν έλεγον τό την μήλην καθίεσθαι ύπό του ιατρού εις τον
λαιμόν, ώς ποιούσι οί έμούντες (~ Suid. κ 1518); [ΕΓ ] Ar. Eq. 1150d Jones:
καταμηλών] καθιείς τού λαιμού; [Lh] 1150g Wilson: καταμηλών] είσάγων έν
τώ στόματι αύτού καθά ποιούσιν ιατροί τοΐς έμούσιν; Phot, κ 305 (= Suid. κ
652): καταμηλών- μηλώσαι καλούσιν οί ιατροί τό μήλην καθεΐναί που; Suid.
κ 649: καταμηλώσαι- λέγεται τό μήλην καθίζεσθαι ύπό τού ιατρού εις τον
λαιμόν- ώς ποιούσι καί οί έμούντες, τον δάκτυλον καθιέντες εις τον λαιμόν
(cfr. μ 940 [= Phot, μ 397]: μηλώσαι- τό καθεΐναί τι εις βάθος, καί τήν φάρυγγα
μηλώσαι, τό διαχρΐσαι τώ δακτύλω: vd., supra, ad Interpretazione); cfr. inoltre
Hsch. κ 1266: καταμηλώσαι- τή μήλη χρήσασθαι, καθεΐναί (cfr. μ 1207); per la
valenza tecnica di καταμηλόω vd. anche Miller 1945, p. 81. Il verbo μηλόω e i
suoi composti ammettono in genere una costruzione con il dativo (cfr. Hp. Fist.
5 [= VI, p. 452.16 Littré]); ma possono anche reggere l’accusativo (della parte
soggetta a ispezione [cfr. Ar. fr. 625: τήν φάρυγα μηλών] ovvero dell’oggetto
adoperato come strumento per effettuare il controllo [cfr. Ar. Eq. 1150]). Nel
presente passo il verbo è usato in senso assoluto.
φλέγματος II sostantivo è enfatizzato nel verso dalla cesura pentemi-
mere che lo precede e dall’iperbato. Nella medicina antica il φλέγμα era
uno dei quattro umori fondamentali di cui si riteneva fossero costituiti gli
organismi (gli altri umori erano: il “sangue” [αίμα], la “bile gialla” [ξανθή
χολή] e l’“atrabile” ovvero la “bile nera” [χολή μέλαινα]). Etimologicamente
connesso dalla lessicografia antica e tardoantica con il verbo φλέγω (“brucia-
re”, “infiammare”), il termine designava, in origine, Γ“infiammazione” ovvero
l’“edema infiammatorio” (cfr., e.g., Hp. Ulc. 1 [= VI, p. 400.9 Littré], Morb. IL
26 [= VII, p. 42.17 Littré], 27 [= VII, p. 44.6 Littré], 32 [= VII, p. 48.20 Littré], 71
[= VII, p. 108.4 Littré]) e solo in un secondo momento passò a indicare l’umore
freddo fonte dell’infiammazione. Sul sostantivo e sui suoi gradi di evoluzione
semantica vd. Jouanna 2009, pp. 92-108.
πλέως Forma attica dell’aggettivo πλέος (“pieno”, “colmo”). La costru-
zione con il genitivo dipendente è comunissima nella lingua greca.
Phrynichos
di unguenti ovvero per l’ispezione della cavità orale o ancora per stimolare il
vomito. Per il verbo καταμηλόω si contano due sole attestazioni in letteratura:
nel passo di Frinico e in Ar. Eq. 1150 (nella locuzione κηρόν καταμηλών, per
la cui esegesi cfr. Neil 1901, p. 153). Fuori dall’ambito letterario, il composto
vanta invece una ricca tradizione scoliastica e lessicografica, che conferma la
valenza tecnica del termine: cfr. schol. [VEF20M; Aid.] Ar. Eq. 1150b Jones:
καταμελούν μέν έλεγον τό την μήλην καθίεσθαι ύπό του ιατρού εις τον
λαιμόν, ώς ποιούσι οί έμούντες (~ Suid. κ 1518); [ΕΓ ] Ar. Eq. 1150d Jones:
καταμηλών] καθιείς τού λαιμού; [Lh] 1150g Wilson: καταμηλών] είσάγων έν
τώ στόματι αύτού καθά ποιούσιν ιατροί τοΐς έμούσιν; Phot, κ 305 (= Suid. κ
652): καταμηλών- μηλώσαι καλούσιν οί ιατροί τό μήλην καθεΐναί που; Suid.
κ 649: καταμηλώσαι- λέγεται τό μήλην καθίζεσθαι ύπό τού ιατρού εις τον
λαιμόν- ώς ποιούσι καί οί έμούντες, τον δάκτυλον καθιέντες εις τον λαιμόν
(cfr. μ 940 [= Phot, μ 397]: μηλώσαι- τό καθεΐναί τι εις βάθος, καί τήν φάρυγγα
μηλώσαι, τό διαχρΐσαι τώ δακτύλω: vd., supra, ad Interpretazione); cfr. inoltre
Hsch. κ 1266: καταμηλώσαι- τή μήλη χρήσασθαι, καθεΐναί (cfr. μ 1207); per la
valenza tecnica di καταμηλόω vd. anche Miller 1945, p. 81. Il verbo μηλόω e i
suoi composti ammettono in genere una costruzione con il dativo (cfr. Hp. Fist.
5 [= VI, p. 452.16 Littré]); ma possono anche reggere l’accusativo (della parte
soggetta a ispezione [cfr. Ar. fr. 625: τήν φάρυγα μηλών] ovvero dell’oggetto
adoperato come strumento per effettuare il controllo [cfr. Ar. Eq. 1150]). Nel
presente passo il verbo è usato in senso assoluto.
φλέγματος II sostantivo è enfatizzato nel verso dalla cesura pentemi-
mere che lo precede e dall’iperbato. Nella medicina antica il φλέγμα era
uno dei quattro umori fondamentali di cui si riteneva fossero costituiti gli
organismi (gli altri umori erano: il “sangue” [αίμα], la “bile gialla” [ξανθή
χολή] e l’“atrabile” ovvero la “bile nera” [χολή μέλαινα]). Etimologicamente
connesso dalla lessicografia antica e tardoantica con il verbo φλέγω (“brucia-
re”, “infiammare”), il termine designava, in origine, Γ“infiammazione” ovvero
l’“edema infiammatorio” (cfr., e.g., Hp. Ulc. 1 [= VI, p. 400.9 Littré], Morb. IL
26 [= VII, p. 42.17 Littré], 27 [= VII, p. 44.6 Littré], 32 [= VII, p. 48.20 Littré], 71
[= VII, p. 108.4 Littré]) e solo in un secondo momento passò a indicare l’umore
freddo fonte dell’infiammazione. Sul sostantivo e sui suoi gradi di evoluzione
semantica vd. Jouanna 2009, pp. 92-108.
πλέως Forma attica dell’aggettivo πλέος (“pieno”, “colmo”). La costru-
zione con il genitivo dipendente è comunissima nella lingua greca.