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Phrynichos

di Tarso (I a. C.; su questo erudito cfr. Susemihl 1892, pp. 185-186) lo riteneva
invece semanticamente affine a θορυβείν (“fare baccano”). Il frammento ane-
pigrafo di Frinico, citato per l’impiego deìYhapax συβαριασμός (così V), un
derivato nominale del verbo, serve dunque a comprovare Γ interpretamentum
artemidoreo: per quanto infatti la grafìa del sostantivo sia stata materia di
dibattito da parte della critica moderna (vd., infra, ad Testo), appare indubbio
che il termine venga utilizzato dal poeta come equivalente semantico di
θόρυβος (“rumore”, “baccano”): cfr. Hsch. σ 2144: συβριασμός· ό έν εύωχία
θόρυβος, ricondotto già da Bergk (1838, p. 366) al passo di Frinico (sulla
forma ‘sincopata’ συβριασμός vd., infra, ad Testo). Diversamente intende il
termine Harvey (2000, p. 117 n. 17), che parla di «luxury of aulos-players».
Testo II trimetro risulta privo di una sillaba: secondo la critica, ad esse-
re venuto meno nel corso della tradizione sarebbe stato Velementum breve
dell’ultimo piede giambico. Molteplici sono stati i tentativi di sanare il verso:
ad ^άρ’} ήν ovvero {έπ)ήν pensava Dindorf (1838, IV.3, p. 48 n. 4); <τότ’} ήν
congetturavano Meineke (FCG I, p. 151) e Bergk (1838, p. 367), il quale si
pronunciava anche a favore della lettura <παρ)>ήν (p. 366); un originario (άμ’}
ήν ricostruiva dubitanter Kock (CAPI, p. 387); <άν> ήν era infine la soluzione
tentata da Edmonds (FACI, p. 468). Nessuna di queste ipotesi di lettura è però
riuscita a imporsi definitivamente sulle altre, sicché risulta condivisibile la
scelta degli ultimi editori di stampare tra parentesi uncinate la quantità della
sillaba mancante, senza intervenire direttamente sul testo.
Non poche difficoltà ha posto la grafìa del sostantivo συβαριασμός: aven-
do come riferimento la forma verbale συβαρίζειν, così com’è tramandata
dal consensus dei codici aristofanei, Dindorf (1838, IV.3, p. 48.4) suggerì di
restituire al citatum un più logico συβαρισμός (con ϋ). In base al confron-
to con Hsch. σ 2142 (συβριακόν), σ 2143 (συβριάζει), σ 2144 (συβριασμός·
ό έν εύωχία θόρυβος) e con Hdn., GrGr III.2, p. 388.4 ([= Et.Gen. B ~ EM
p. 732.26]: συβριάζειν· από του συβαρίζειν έν ύπερθέσει), van Herwerden
(1864, ρ. 8) preferiva invece leggere συβριασμός (con ϋ). Un originario συρ-
βιασμός veniva infine ricostruito da Kock (CAF I, p. 387) per il raffronto
con la voce συρβηνεύς attestata in Cratin. fr. 89 (in merito vd. le notazioni
di Kassel/Austin [PCG IV, p. 166]). Nessuno dei ricordati interventi è però
necessario: la correttezza della forma συβαριάζειν, come si è detto corret-
tamente restituita nel ricordato luogo della Pace da Meineke (vd., supra, ad
Contesto della citazione), rende ammissibile l’esistenza di un derivato nomi-
nale come συβαριασμός.
Non hanno incontrato fortuna presso la critica i tentativi di emendazione
del verso esperiti da Blaydes, che si dichiarava persuaso dall’idea di leggere il
 
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