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326

Phrynichos

1 έπτάκλινος Sette è il numero di κλίναι menzionato in un μέλος di
Alcmane (PMG 19.1), in cui si descrive l’arredo fondamentale per un banchetto.
Nella letteratura comica, una stanza con sette lettini (έπτάκλινος) è ricordata,
oltre che in Frinico, al v. 1 del fr. 119 di Eubulo (per l’esegesi del frammento
cfr. Hunter 1983, p. 221) e in Tim.Com. fr. 1.2. Cfr. inoltre il sopra citato passo
del Simposio di Senofonte (2. 18 ~ Plut. De tuenda sanitate praecepta, 130f.4)
e Them. Or. 18. 223a, in cui il vocabolo ricorre in coppia con l’aggettivo έν-
νεάκλινος per qualificare una generica “stanza” (οίκος). In Callix. FGrHist
627 F 1 (= Athen. V. p. 205c) l’epiteto contrassegna invece la “stanza da letto”
(κοιτών) fatta realizzare dal sovrano egizio Tolomeo IV Filopatore (il cui regno
si colloca tra il 221 e il 204 a. C.) nella sua gigantesca nave ‘da parata’.
οικος II sostantivo non è qui da intendersi secondo la sua accezione
canonica di “casa”, ma indica un generico ambiente domestico, una “stanza”
che, grazie alla testimonianza di Ateneo e all’uso degli aggettivi έπτάκλινος e
έννεάκλινος, è possibile identificare con la “sala da pranzo (o da banchetto)”
(cfr. LSJ, s. v. [2], p. 1205: «dining-hall»):354 un’analoga valenza per il vocabolo
si registra, per es., nel sopra ricordato passo del Simposio di Senfofonte (2. 18).
2 είτ(α) Sul valore di tale particella avverbiale vd., infra, ad fr. 15.1.
έννεάκλινος L’aggettivo non è attestato prima di Frinico. Riferito
ηΐΐ’οίκος, il vocabolo ricorre in Temistio (in coppia con έπτάκλινος: vd. saprà)
e in Diodoro Siculo (XXXI. 9. 2: un οίκος έννεάκλινος era il carcere sotterraneo
di Alba Fucens, in cui fu recluso, dopo la sua deposizione nel 168 a. C., Perseo,
l’ultimo sovrano del regno di Macedonia); cfr. inoltre Callix. FGrHist 627 F 1 (=
Athen. V. p. 205d): συμπόσιον έννεάκλινον (si tratta della “sala da banchetto
a nove lettini” che Tolomeo IV Filopatore fece costruire nella sua nave ‘da
parata’: vd. saprà).

354 Nel corso degli studi, il vocabolo è stato tradotto con termini piuttosto generici,
quali, ad es., «domus» (Conti 1556, p. 62), «salon» (Marolles 1680, p. 72), «salle»
(Lefèbvre I, p. 175; vd. p. 174 n. *), «room» (Yonge I, p. 78; Edmonds FACI, p. 471;
Gulick I, p. 207; Olson I, p. 269; Storey FOCHI, p. 77), «sala» (Turturro 1961, p. 233;
A. Marchiori, in: Ateneo I, p. 139), «Raum» (Friedrich I, p. 83), «house» (Rusten
2011, p. 332). Fanno tuttavia eccezione: Daléchamps 1583, p. 37; Schweighàuser
Athen. I, p. 182: «conclave»; Rodriguez-Noriega Guillén I, p. 198: «comedor». Con
«cubiculum» rendeva il sostantivo Bothe (PCGF, p. 219).
 
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