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356

Phrynichos

fr. 81 (76 K.)
Poli. II. 33 [FS, A, BC]
καί αύχμεΐν δέ τήν κόμην έλεγον, ώς "Ομηρος· “αύχμείς δε κακώς καί άεικέα έσσαι”·
Φρύνιχος δέ ό κωμικός αύχμάς έφη (Όμ. λέγει καί αύχμάν Φρ. BC)
e si diceva anche auchmeìn (= “essere sporco”) relativamente ai capelli, come (dice)
Omero: “sei molto sporco e indossi ignobili (vesti)” (Od. XXIV.250); il poeta comico
Frinico ha detto invece a u eh m à s (= “sei sporco/a” [oppure “che tu sia sporco/a”])

Bibliografia Meineke FCG II. 1, p. 608 [Inc.fab. fr. xviii]; Meineke Ed.min.,
p. 240 [Inc.fab. fr. xviii]; Bothe PCGF, p. 220 [Inc.fab. fr. 18]; Kock CAF1, p. 389;
Edmonds FAC I, pp. 472-473 [fr. 76]; Kassel/Austin PCG VII, p. 428; Storey
FOCHI, p. 79 [fr. 81]
Contesto della citazione II frammento è tramandato nel II libro dell’ Onoma-
sticon di Polluce, nella sezione (§§ 32-35) riservata alla discussione sulla figura
professionale del κουρεύς (“barbiere”), sui suoi εργαλεία e sul lessico relativo
ai diversi tipi di capelli e di acconciature.
Testo I veteres editores di Polluce stampavano il verbo all’infinito, αύχμάν,
seguendo la vulgata di Manuzio (1502, p. 61.25), che ricavava tale lettura dal suo
esemplare contaminato, che, nel punto in questione, attingeva verosimilmente
al testo da un codice imparentato con B (sul codice messo a frutto da Manuzio
per Γ editio princeps di Polluce vd., supra, adir. 14). La voce αύχμάς fu restituita
correttamente al passo a partire dall’edizione settecentesca dell’ Onomasticon di
Polluce a cura di Lederlin e di Hemsterhuys (1706, p. 169). Meineke (FCG ILI,
p. 608) leggeva invece il frammento come αύχμάς e, per spiegare tale forma,
suggerì, in un primo momento, che fosse un errore per αύχμίας, un nome
fittizio «aliunde quidem non cognitum», che lo studioso ricostruiva sul modello
di καπνός > καπνίας; poi, nell’Editio minor dei FCG (p. 240), rivendicando la
correttezza della lettura αύχμάς, ipotizzò si trattasse di uno Spitzname, coniato
da Frinico, sull’esempio dei nomina propria e ficta in -άς (di quest’ultima ipotesi
interpretativa dà conto anche H. Jacobi in FCG V.l, p. xcvi, in cui si ribadisce
tuttavia l’occorrenza, nel testo polluceo, della voce αύχμάς).
Interpretazione In Ar. Nu. 834-837, al figlio Fidippide, che gli aveva rinfaccia-
to il fatto di essere andato a scuola nel Φροντιστήpiov e di aver dato ascolto “a
uomini fuori di senno” (άνδράσιν [...] χολώσιν: v. 833), con riferimento cioè a
Socrate e ai suoi allievi, il vecchio Strepsiade risponde, dicendo di non parlar
male di “uomini intelligenti, dotati di cervello, nessuno dei quali, per risparmia-
re, va mai dal barbiere, né si deterge con oli profumati, né va a lavarsi nei bagni
 
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