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Phrynichos
lessicografiche bizantine, si è supposto che il poeta avesse deciso di intitolare
il suo dramma al demone-Incubo della tradizione popolare.56
Naturalmente non sono mancate ipotesi alternative: sul fondamento della
forma aspirata Εφιάλτης, si è ritenuto che la commedia ricavasse il titolo non
da un essere immaginario, ma da una figura in carne e ossa. A Efialte figlio
di Sofonide (LGPN il, s.v. [1], p. 191; PAA 452930), il celebre statista ateniese
appartenente ai democratici più radicali, passato alla storia per aver limitato
con le sue riforme i poteri dell·Areopago a vantaggio dell·Assemblea popo-
lare e della bulè, pensava, ad es., Koster (1978, p. 214). Assassinato intorno al
460 a.C., nella ricostruzione dello studioso, Efialte sarebbe stato fatto resuscita-
re nella fictio scenica, con intenti che è possibile immaginare analoghi a quelli
dei Demoi di Eupoli.57 Kaibel (1889, pp. 39-42) suggeriva invece che dietro
ΓΈφιάλτης del titolo si celasse il servo di Eupoli (PAA 452918), che, secondo
la testimonianza di Ebano (ΝΑ X. 41 [= Eup. test. 5, in PCG V, p. 295]), era
solito “sgraffignare” (ύφαιρεΐται) i testi dei drammi del suo padrone e che morì
sbranato dal cane molosso Αύγέας: partendo dall’assunto che l’aneddoto su
Eupoli avesse come ipotesto una trama comica, lo studioso individuò proprio
nella pièce di Frinico la fonte da cui Ebano avrebbe attinto la notizia (in Kaibel
56 Ipotesi in questo senso formulava per primo Meineke (1827, p. 9): «nihil [...] obstat
[...] quo minus Phrynicheae fabulae titulum de Incubone interpretemur, qui [...]
fabulae vel argumentum vel nomen dare potuit» (= FCG1, pp. 153-154); cfr. inoltre
G. Kaibel, ap. PCG VII, p. 395: «multo veri est similius Έπιάλτης fabulae nomen
in scholiis Aristophaneis bis traditum [...], unde simul paene certum fit ab Incubo
daemone Phrynichi fabulam nominatam fuisse». Favorevoli a tale ricostruzione si
sono mostrati, nel corso degli studi, anche Norwood (1931, p. 151), Schmid (1946,
p. 140), Gelzer (1965), Sommerstein (1998, p. 37 [= 2009, p. 173]) e, da ultima,
Imperio (2004, p. 292).
57 Nella commedia di Eupoli, portata in scena in un arco di tempo che, a seconda delle
diverse ipotesi degli studiosi, va dal 417/16 a.C. (cfr. Storey 2003, pp. 112-114, FOC
II, p. 97) al 411 a.C. (cfr. Telò 2007, pp. 16-24), il protagonista, Pironide (che, nel
nome, ricordava al pubblico Mironide, il famoso generale che aveva avuto un ruolo
di rilievo durante le guerre persiane), richiamava in vita quattro importanti figure
del passato (Solone, Milziade, Aristide e Pericle), al fine di risollevare le sorti di
Atene, devastata da conflitto con Sparta e indebolita internamente a causa dell’in-
capacità governativa delle nuove generazioni di politici (per la trama dei Demoi vd.
Storey 2003, pp. 114-116; Telò 2007, pp. 24-54). Prima di Eupoli, l’idea di riportare
scenicamente in vita un personaggio storico defunto era venuta a Gratino: il fr. 246
(tratto dai Cheirones, dramma rappresentato verosimilmente tra il 436 e il 431 a. C.:
vd. Geissler 1925, p. 21) è pronunciato dal fantasma di Solone (cfr. le notazioni di
Kassel/Austin PCG IV, p. 245; e vd. ora Bakola 2010, p. 54 n. 121).
Phrynichos
lessicografiche bizantine, si è supposto che il poeta avesse deciso di intitolare
il suo dramma al demone-Incubo della tradizione popolare.56
Naturalmente non sono mancate ipotesi alternative: sul fondamento della
forma aspirata Εφιάλτης, si è ritenuto che la commedia ricavasse il titolo non
da un essere immaginario, ma da una figura in carne e ossa. A Efialte figlio
di Sofonide (LGPN il, s.v. [1], p. 191; PAA 452930), il celebre statista ateniese
appartenente ai democratici più radicali, passato alla storia per aver limitato
con le sue riforme i poteri dell·Areopago a vantaggio dell·Assemblea popo-
lare e della bulè, pensava, ad es., Koster (1978, p. 214). Assassinato intorno al
460 a.C., nella ricostruzione dello studioso, Efialte sarebbe stato fatto resuscita-
re nella fictio scenica, con intenti che è possibile immaginare analoghi a quelli
dei Demoi di Eupoli.57 Kaibel (1889, pp. 39-42) suggeriva invece che dietro
ΓΈφιάλτης del titolo si celasse il servo di Eupoli (PAA 452918), che, secondo
la testimonianza di Ebano (ΝΑ X. 41 [= Eup. test. 5, in PCG V, p. 295]), era
solito “sgraffignare” (ύφαιρεΐται) i testi dei drammi del suo padrone e che morì
sbranato dal cane molosso Αύγέας: partendo dall’assunto che l’aneddoto su
Eupoli avesse come ipotesto una trama comica, lo studioso individuò proprio
nella pièce di Frinico la fonte da cui Ebano avrebbe attinto la notizia (in Kaibel
56 Ipotesi in questo senso formulava per primo Meineke (1827, p. 9): «nihil [...] obstat
[...] quo minus Phrynicheae fabulae titulum de Incubone interpretemur, qui [...]
fabulae vel argumentum vel nomen dare potuit» (= FCG1, pp. 153-154); cfr. inoltre
G. Kaibel, ap. PCG VII, p. 395: «multo veri est similius Έπιάλτης fabulae nomen
in scholiis Aristophaneis bis traditum [...], unde simul paene certum fit ab Incubo
daemone Phrynichi fabulam nominatam fuisse». Favorevoli a tale ricostruzione si
sono mostrati, nel corso degli studi, anche Norwood (1931, p. 151), Schmid (1946,
p. 140), Gelzer (1965), Sommerstein (1998, p. 37 [= 2009, p. 173]) e, da ultima,
Imperio (2004, p. 292).
57 Nella commedia di Eupoli, portata in scena in un arco di tempo che, a seconda delle
diverse ipotesi degli studiosi, va dal 417/16 a.C. (cfr. Storey 2003, pp. 112-114, FOC
II, p. 97) al 411 a.C. (cfr. Telò 2007, pp. 16-24), il protagonista, Pironide (che, nel
nome, ricordava al pubblico Mironide, il famoso generale che aveva avuto un ruolo
di rilievo durante le guerre persiane), richiamava in vita quattro importanti figure
del passato (Solone, Milziade, Aristide e Pericle), al fine di risollevare le sorti di
Atene, devastata da conflitto con Sparta e indebolita internamente a causa dell’in-
capacità governativa delle nuove generazioni di politici (per la trama dei Demoi vd.
Storey 2003, pp. 114-116; Telò 2007, pp. 24-54). Prima di Eupoli, l’idea di riportare
scenicamente in vita un personaggio storico defunto era venuta a Gratino: il fr. 246
(tratto dai Cheirones, dramma rappresentato verosimilmente tra il 436 e il 431 a. C.:
vd. Geissler 1925, p. 21) è pronunciato dal fantasma di Solone (cfr. le notazioni di
Kassel/Austin PCG IV, p. 245; e vd. ora Bakola 2010, p. 54 n. 121).