Έπιάλτης sive Εφιάλτης
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1907, ρ. 1230.37-57, lo studioso modificò invece il suo pensiero, parlando di
generici «Komòdienspàsse» alla base dell’aneddoto);58 con favore guarda ora
a tale proposta ricostruttiva Storey (FOCHI, pp. 48-49).59 Per l’identificazione
con il padre (LGPN II, s.v. [3], p. 191; PAA 452935) di Filocrate, il generale
ateniese (LGPN II, s. v. [14], p. 455; PAA 937130), che Senofonte (Hel. IV. 8. 24;
cfr. inoltre Dem. 23. 116) ricorda alla guida di una flotta di dieci triremi inviata
nel 390/89 a. C. a Cipro per fornire aiuti al re cipriota Evagora in lotta contro
i Persiani, propendeva infine Droysen (1835, p. 193 n. 24 [= 1894, pp. 24-25
n. 24]).
Tutte queste ricostruzioni, per quanto molto suggestive, si fondano però
quasi esclusivamente sull’interpretazione di una delle due forme in cui è tra-
smesso il titolo della commedia e sul corrotto (e, per ampi tratti, indecifrabile)
fr. 1, che, secondo una parte della critica, conterrebbe un estratto dell’auto-
presentazione (al pubblico?) del personaggio principale. Non è invece stato
considerato il contenuto degli altri frammenti superstiti (frr. 2-5), che - pur
con tutte le dovute cautele del caso - sembrano proiettarci verso un argu-
mentum in qualche modo ispirato alla società ateniese di quinto secolo: uno
stralcio di una scena dialogica tra un non ben identificabile (per noi moderni)
personaggio e un presunto maestro di musica è forse preservato dal fr. 2; uno
“spaccato” di vita dei giovani ateniesi contemporanei (filtrato attraverso gli
occhi e le parole della persona loquens, dietro cui si cela con ogni probabilità un
individuo dalla non più verde età) è offerto dal fr. 3; un attacco a Midia, noto
58 Una recente disamina dell’ipotesi di Kaibel - respinta in seconda battuta dallo
stesso autore in una nota manoscritta ora edita in PCG VII, p. 395: «indicta volo
quae allucinatus eram Herm. 24 (1889) 35 - 42» - è offerta da Kyriakidi (2007,
pp. 138-141, 212-213).
59 La lettura degli ‘anapesti’ 1037-1039 delle Vespe, “(il poeta) dice anche che, oltre a
lui (= Cleone), l’anno scorso (πέρυσιν) attaccò i brividi e le febbri (τοΐς ήπιάλοις
έπιχειρήσαι [...] καί τοΐς πυρετοΐσιν), che di notte erano soliti soffocare i padri
e strozzare i nonni”, ha suggerito a Storey (FOC III, p. 49) la seguente via in-
terpretativa: attraverso la menzione dei “brividi” e delle “febbri” Aristofane non
starebbe alludendo a generici mestatori politici e sicofanti (come suggerisce invece
lo schol. [VTLh; Aid.] Ar. V. 1038b), messi in ridicolo in un suo dramma (iden-
tificato dalla più parte degli studiosi con le Holkades) rappresentato alle Lenee
del 423 a. C. - l’“anno precedente”, πέρυσιν, alla messinscena delle Vespe (Lenee
422 a. C.) -, ma si riferirebbe velatamente aWEpialtés/Ephialtès di Frinico, che,
secondo l’opinione di Storey, il poeta avrebbe portato in scena agli agoni lenaici del
423 a. C., sfidando in quell’occasione Aristofane. Per l’esegesi del citato passo delle
Vespe vd. Mastromarco 1989, pp. 421-422; Imperio 2004, pp. 291-295; Pellegrino
2010, pp. 83-84.
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1907, ρ. 1230.37-57, lo studioso modificò invece il suo pensiero, parlando di
generici «Komòdienspàsse» alla base dell’aneddoto);58 con favore guarda ora
a tale proposta ricostruttiva Storey (FOCHI, pp. 48-49).59 Per l’identificazione
con il padre (LGPN II, s.v. [3], p. 191; PAA 452935) di Filocrate, il generale
ateniese (LGPN II, s. v. [14], p. 455; PAA 937130), che Senofonte (Hel. IV. 8. 24;
cfr. inoltre Dem. 23. 116) ricorda alla guida di una flotta di dieci triremi inviata
nel 390/89 a. C. a Cipro per fornire aiuti al re cipriota Evagora in lotta contro
i Persiani, propendeva infine Droysen (1835, p. 193 n. 24 [= 1894, pp. 24-25
n. 24]).
Tutte queste ricostruzioni, per quanto molto suggestive, si fondano però
quasi esclusivamente sull’interpretazione di una delle due forme in cui è tra-
smesso il titolo della commedia e sul corrotto (e, per ampi tratti, indecifrabile)
fr. 1, che, secondo una parte della critica, conterrebbe un estratto dell’auto-
presentazione (al pubblico?) del personaggio principale. Non è invece stato
considerato il contenuto degli altri frammenti superstiti (frr. 2-5), che - pur
con tutte le dovute cautele del caso - sembrano proiettarci verso un argu-
mentum in qualche modo ispirato alla società ateniese di quinto secolo: uno
stralcio di una scena dialogica tra un non ben identificabile (per noi moderni)
personaggio e un presunto maestro di musica è forse preservato dal fr. 2; uno
“spaccato” di vita dei giovani ateniesi contemporanei (filtrato attraverso gli
occhi e le parole della persona loquens, dietro cui si cela con ogni probabilità un
individuo dalla non più verde età) è offerto dal fr. 3; un attacco a Midia, noto
58 Una recente disamina dell’ipotesi di Kaibel - respinta in seconda battuta dallo
stesso autore in una nota manoscritta ora edita in PCG VII, p. 395: «indicta volo
quae allucinatus eram Herm. 24 (1889) 35 - 42» - è offerta da Kyriakidi (2007,
pp. 138-141, 212-213).
59 La lettura degli ‘anapesti’ 1037-1039 delle Vespe, “(il poeta) dice anche che, oltre a
lui (= Cleone), l’anno scorso (πέρυσιν) attaccò i brividi e le febbri (τοΐς ήπιάλοις
έπιχειρήσαι [...] καί τοΐς πυρετοΐσιν), che di notte erano soliti soffocare i padri
e strozzare i nonni”, ha suggerito a Storey (FOC III, p. 49) la seguente via in-
terpretativa: attraverso la menzione dei “brividi” e delle “febbri” Aristofane non
starebbe alludendo a generici mestatori politici e sicofanti (come suggerisce invece
lo schol. [VTLh; Aid.] Ar. V. 1038b), messi in ridicolo in un suo dramma (iden-
tificato dalla più parte degli studiosi con le Holkades) rappresentato alle Lenee
del 423 a. C. - l’“anno precedente”, πέρυσιν, alla messinscena delle Vespe (Lenee
422 a. C.) -, ma si riferirebbe velatamente aWEpialtés/Ephialtès di Frinico, che,
secondo l’opinione di Storey, il poeta avrebbe portato in scena agli agoni lenaici del
423 a. C., sfidando in quell’occasione Aristofane. Per l’esegesi del citato passo delle
Vespe vd. Mastromarco 1989, pp. 421-422; Imperio 2004, pp. 291-295; Pellegrino
2010, pp. 83-84.