Κρόνος (fr. 9)
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sapere, la persona loquens giudicava di buon auspicio, presumibilmente in
rapporto ai τά του θεού menzionati a chiusura del verso.93
χορεύει II verbo significa propriamente “danzare una danza corale” (cfr.
LSJ, s.v. [1.1], p. 1998: «dance a round or a choral dance»); nel frammento in
questione, χορεύω va forse inteso nella accezione estensiva di “danzare (per la
gioia)” (cfr. LSJ, s.v. [1.2], p. 1998), come, per es., in Ar. Pax 325, PI. 288.
τά τού θεού καλά La locuzione τά τού θεού va intesa nel significato
di «res dei, sacrificium» (Bothe PCGF, p. 211),94 piuttosto che nell’accezione
di «look of thè weather», come suggerito da Edmonds (FAC I, p. 455 n. d),
sulla base del confronto con Thphr. Char. 25. 2 (contro quest’ultima possibilità
esegetica vd. le notazioni di Ussher 1960, p. 212). Consonanze significative con
il passo in questione erano individuate da Bergk (1838, p. 170 n. *) in Ar. Pax
868: ή παΐς λέλουται καί τά τής πυγής καλά (sull’interpretazione del verso
vd. Olson 1998, p. 237 [il confronto con il passo della Pace veniva istituito già
da Fritzsche 1835, p. 251]), in Eur. IT467: τά τής θεού μεν πρώτον ώς καλώς
έχη / φροντιστέον μοι), e in Men. fr. 225.5: τά τής θεού γάρ πανταχώς εχειν
καλώς (il raffronto con il trimetro menandreo veniva istituito già da Lobeck
[1829, p. 981 n. f]).
θεού Sull’identificazione del θεός citato nel frammento varie ipotesi
sono state formulate dagli studiosi: Kock (CAFI, p. 372), con il consenso di
Franqois (1957, p. 321), avanzava la possibilità che si trattasse di Sabazio (di-
vinità frigia, spesso identificata nelle fonti antiche con Dioniso: cfr. Schàfer
1920, pp. 1540.54-1542.56; Takacs 2001), mentre a una generica entità divina
pensava Jones (1913, pp. 253-254). Perché non pensare invece a Crono o,
piuttosto, a Dioniso (anche in ragione della successiva menzione dei tympana;
vd. inoltre il nomignolo Dionys nel fr. 10)?
2 βούλει (+ cong.) Tale costruzione paratattica ricorre frequentemente
in commedia: cfr., e.g., Ar. Eq. 36, 52, Lys. 821, 938, Eh. 212, Ra. 127; Gratin,
fr. 270; Plato Com. fr. 19.1; Com.Adesp. fr. 259; Men. Sam. 476; ed è inoltre
ben documentata in prosa: cfr., e.g., Plato Phd. 99d, Cra. 397a, Tht. 170e, 197a,
93 In tal senso, è forse possibile cogliere delle analogie con il v. 772 delle Bacchidi di
Plauto: salvos sum, iratus est senex. Con queste parole, apparentemente simili al
proverbio latino, lo schiavo Crisalo rivela al pubblico, illustrando didascalicamente
la situazione scenica del momento, lo status psicologico in cui versa il vecchio
Nicobulo, preannunciando nel contempo la buona riuscita del suo piano di ingan-
nare l’anziano patronus.
94 Già Droysen (1835, 180 n. 18 [= 1894, 15 n. 18]) traduceva: «Alles ist zum Opfer
fertig»; e vd. Bergk 1838, p. 171 n. * «τά τοΰ θεού καλά· h. e. omnia sacris divinis
rite praeparata sunt».
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sapere, la persona loquens giudicava di buon auspicio, presumibilmente in
rapporto ai τά του θεού menzionati a chiusura del verso.93
χορεύει II verbo significa propriamente “danzare una danza corale” (cfr.
LSJ, s.v. [1.1], p. 1998: «dance a round or a choral dance»); nel frammento in
questione, χορεύω va forse inteso nella accezione estensiva di “danzare (per la
gioia)” (cfr. LSJ, s.v. [1.2], p. 1998), come, per es., in Ar. Pax 325, PI. 288.
τά τού θεού καλά La locuzione τά τού θεού va intesa nel significato
di «res dei, sacrificium» (Bothe PCGF, p. 211),94 piuttosto che nell’accezione
di «look of thè weather», come suggerito da Edmonds (FAC I, p. 455 n. d),
sulla base del confronto con Thphr. Char. 25. 2 (contro quest’ultima possibilità
esegetica vd. le notazioni di Ussher 1960, p. 212). Consonanze significative con
il passo in questione erano individuate da Bergk (1838, p. 170 n. *) in Ar. Pax
868: ή παΐς λέλουται καί τά τής πυγής καλά (sull’interpretazione del verso
vd. Olson 1998, p. 237 [il confronto con il passo della Pace veniva istituito già
da Fritzsche 1835, p. 251]), in Eur. IT467: τά τής θεού μεν πρώτον ώς καλώς
έχη / φροντιστέον μοι), e in Men. fr. 225.5: τά τής θεού γάρ πανταχώς εχειν
καλώς (il raffronto con il trimetro menandreo veniva istituito già da Lobeck
[1829, p. 981 n. f]).
θεού Sull’identificazione del θεός citato nel frammento varie ipotesi
sono state formulate dagli studiosi: Kock (CAFI, p. 372), con il consenso di
Franqois (1957, p. 321), avanzava la possibilità che si trattasse di Sabazio (di-
vinità frigia, spesso identificata nelle fonti antiche con Dioniso: cfr. Schàfer
1920, pp. 1540.54-1542.56; Takacs 2001), mentre a una generica entità divina
pensava Jones (1913, pp. 253-254). Perché non pensare invece a Crono o,
piuttosto, a Dioniso (anche in ragione della successiva menzione dei tympana;
vd. inoltre il nomignolo Dionys nel fr. 10)?
2 βούλει (+ cong.) Tale costruzione paratattica ricorre frequentemente
in commedia: cfr., e.g., Ar. Eq. 36, 52, Lys. 821, 938, Eh. 212, Ra. 127; Gratin,
fr. 270; Plato Com. fr. 19.1; Com.Adesp. fr. 259; Men. Sam. 476; ed è inoltre
ben documentata in prosa: cfr., e.g., Plato Phd. 99d, Cra. 397a, Tht. 170e, 197a,
93 In tal senso, è forse possibile cogliere delle analogie con il v. 772 delle Bacchidi di
Plauto: salvos sum, iratus est senex. Con queste parole, apparentemente simili al
proverbio latino, lo schiavo Crisalo rivela al pubblico, illustrando didascalicamente
la situazione scenica del momento, lo status psicologico in cui versa il vecchio
Nicobulo, preannunciando nel contempo la buona riuscita del suo piano di ingan-
nare l’anziano patronus.
94 Già Droysen (1835, 180 n. 18 [= 1894, 15 n. 18]) traduceva: «Alles ist zum Opfer
fertig»; e vd. Bergk 1838, p. 171 n. * «τά τοΰ θεού καλά· h. e. omnia sacris divinis
rite praeparata sunt».