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Phrynichos

Scartata quindi tale via interpretativa, diversi studiosi hanno avanzato
l’ipotesi che il frammento non contenesse affatto un elogium artis Chaerestrati,
bensì un attacco al personaggio attraverso un Witz che ne accentuava, forse,
un particolare vizio ovvero una μανία. Muovendo da tali considerazioni, si
è dunque pensato di dover restituire al citatum un verbo afferente alla sfera
semantica del “bere”, quasi che il commediografo, per bocca della persona
loquens, scegliesse di canzonare Cherestrato come “maestro di bevute”, capace
cioè di fabbricare vasi (κεραμεύων) e, nel contempo, di bere “cento boccali di
vino al giorno”. In questa direzione volgono, per es., i tentativi di emendazione
del verbo esperiti da Dobree (Adv. II, p. 332), che ricostruiva un originario
είλκεν (“tirava a sé”, nel senso di “ingurgitava”; lo studioso sottoponeva però la
paradosis a consistenti modificazioni: πένθ’ έκάστης ήμέρας αν είλκεν κτλ.),* * 119
e da Kock (CAFI, p. 374), che congetturava la forma ελαπτεν (“tracannava”),
accolta con favore da van Herwerden (1903, p. 33), il quale si sforzò anche
di ricostruire la possibile genesi della corruttela, per cui da un originario
ελαπτεν si sarebbe prodotto l’attuale εκλαιεν. Edmonds (FACI, p. 456 con n.
6) congetturava invece la voce verbale επαιεν, che interpretava quale sinonimo
di ήσθιεν, come, e.g., in Ar. Ach. 835 (il verbo veniva pertanto tradotto con
«put away», espressione che, in italiano, equivarrebbe a “vuotava”, “faceva
sparire”). Nessuno degli interventi finora proposti è tuttavia riuscito a imporsi
sugli altri, sicché, in attesa che venga formulata un’interpretazione capace di
mettere d’accordo la critica, è preferibile continuare a stampare fra cruces la
lectio codicum εκλαιεν. È superfluo però dire che l’incerta lettura del verbo
principale inficia la corretta decodificazione della battuta su Cherestrato
contenuta nei versi.
Interpretazione Le difficoltà di lettura riguardanti il verbo principale (vd.,
supra, ad Testo) non consentono di fornire un’interpretazione sicura del passo.
Qualche spunto circa la possibile collocazione del frammento nell’econo-
mia strutturale del dramma viene invece dallo schema metrico della citazione:
nella commedia di quinto secolo, il tetrametro trocaico catalettico veniva im-

prospettata da van Herwerden (1855, p. 28) e - a quanto pare, indipendentemen-
te - da Cobet (1856, p. 182 [= 1858, p. 162]).
119 II solo είλκεν veniva congetturato già da Casaubon (1600, p. 501.8-9; 1621,
p. 794.26-28) e, un secolo più tardi, da J. Adam (ap. Lefèbvre IV, p. 254 n. **), senza
però tenere conto di uno schema metrico. Ad έπινεν ovvero piuttosto ad είλκεν
pensava anche Blaydes (Adv. II, p. 52). Sull’uso di έλκω come verbum bibendi, detto
solitamente «of drinking at great draughts, especially of unmixed wine», cfr. Neil
1901, p. 21 [ad Eq. 107],
 
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