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Phrynichos

brietà e/o la moderazione (?)122 con cui Cherestrato eserciterebbe la sua profes-
sione di vasaio. In controtendenza rispetto a questa 'prassi esegetica’ si pone
l’ipotesi interpretativa di Rock (CAFI, p. 374), il quale, riferendo σωφρόνως al
verbo principale (che lo studioso leggeva come ελαπτεν: vd., supra, ad Testo),
ricostruiva un contesto in cui il «figulus» Cherestrato, «nempe in arte fìglina
exercenda, quoniam igni corpus siccatur, prudenter (σωφρόνως quod cum
ironia additur) vino se ingurgitabat». Su tale esegesi sono ora impostate le
traduzioni di Bourriot (1995a, p. 402: «Ensuite, exergant le métier de potier,
chez lui avec sagesse, Chairestratos boirait chaque jour cent canthares de vin»)
e di R. Cherubina (in: Ateneo II, p. 1170: «I suoi vasi entro casa plasmando,
sobriamente Cherestrato cento boccali [...] di vino ogni giorno tracannava»),
che devono ritenersi le più plausibili fra le tante proposte (sul possibile senso
della battuta contenuta nel frammento vd., supra, ad Testo).
Χαιρέστρατος II personaggio è noto esclusivamente da questo passo
(LGPNII, s.v. [2], p. 470; PAA 974450; vd. inoltre Robert 1899, p. 2029.53-61).
Sommerstein (1996b, p. 350) fa di Cherestrato un «idol of market», suggerendo
la possibilità che il poeta avesse scelto di incentrare su questo personaggio
una qualche battuta, contando sul fatto che si trattasse di una figura ben nota
al pubblico per via della sua attività di ceramista. Altamente suggestiva, ma,
tuttavia, inverificabile è la proposta avanzata da Bourriot (1995a, pp. 402-403)
di identificare il personaggio con Eomonimo padre di Charmantidés (LGPN
II, s. v. [39], p. 470; PAA 975070),123 il cui nome ricorre in un decreto onorario
della tribù Pandionide databile a poco dopo il 403/2 a. C. (cfr. IGII2 1138, col.
III. 25-27), e che, sempre secondo Bourriot, potrebbe aver proposto un’ag-
giunta al decreto (datato tra il 440 e il 425 a. C.) che concedeva la protezione
dello stato ateniese a un certo Leonida di Alicarnasso (cfr. IG I3 156.12-13):
vd. Kassel/Austin PCGVII, p. 402. Nell’ottica dello studioso, Cherestrato non
sarebbe stato un semplice κεραμεύς, ma piuttosto un «propriétaire d’atelier de
poterie, riche, [...] un bourgeois plus qu’un aristocrate ayant un róle politique
mineur dans la mouvance de Périclès» (Bourriot 1995a, p. 403; cfr. inoltre
Bourriot 1995b, p. 369 n. 263), che Frinico declasserebbe a semplice vasaio,
ricorrendo allo stesso Witz comico utilizzato, per es., da Aristofane a proposito

122 Cfr., e.g., Daléchamps 1583, p. 353: «modeste»; Schweighàuser Athen. IV, p. 254:
«sobrie» (stessa resa in Bergk 1838, p. 366); Gulick V, p. 93 «soberly» (così traduce
anche Storey [FOCHI, p. 57]); Olson V, p. 301: «modestly».
123 Su Charmantidés, ricordato dalle fonti come allievo di Isocrate, vd. LGPN 11, s.v.
[7], p. 477; PAA 987670; cfr. inoltre Davies APF, pp. 573-574 [ad 15502],
 
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