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Μονότροπος (fr. 28)

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2003, ρρ. 65-66, 230-231), in cui il nome Συρακόσιον che si legge al v. 72
«could just be a simple ethnic» (Storey 2003, p. 233), Siracosio è menzionato
nelle Poleis di Eupoli (fr. 220, citato dallo schol. Ar. Av. 1297a poco prima del
frammento di Frinico; il dramma eupolideo fu forse rappresentato nel 422 a. C.:
così suggerisce Storey [2003, pp. 66, 216-217]) e negli Uccelli aristofanei (v.
1297). Sia Eupoli (nel fr. 220) che Aristofane ne ridicolizzano l’eccessiva e
scomposta loquacità, il primo descrivendolo come un “cagnolino” (κυνιδίον)
sempre pronto ad abbaiare (υλακτεί) dalla tribuna dell’assemblea, il secon-
do equiparandolo a una κίττα (“gazza”200). Per la forma corretta del nome
Συρακόσιος (nome raro in Attica: oltre al Siracosio menzionato dai poeti
comici, è noto un solo altro Ateniese con tale nome [cfr. PAA 853430]201), in
luogo della grafia Συρακούσιος attestata da Γ, cfr. le notazioni di Dunbar (1995,
p. 643 [adAv. 1297-9]).
επιφανές ... καί μέγα Alla coppia di epiteti va con ogni probabilità
sottinteso un sostantivo di genere neutro che richiami il precedente ψώρα: è
possibile pensare a un generico κακόν - come già suggeriva H. Usener (ap.
Leo 1873, p. 23 η. 1; fr. inoltre G. Kaibel, ap. PCG VII, p. 407: vd., supra, ad n.
190) - ovvero a termini più specifici, quali, per es., νόσημα ο πάθος.

fr. 28 (27 K.)
Σβ a 2166 (= AGI, p. 447.25-26; An.Bachm. I, p. 147.2-3) = Phot, [z, inde ab έστι Sz] a
2906
άρτοπόπον (Phot, z: -ποτον Σ )· καί Αττικοί καί’Ίωνες τον άρτοκόπον (-πόπον Phot,
ζ: -ποτον ΣΒ: corr. Η. Erbse, ap. Theodoridis 1982, ρ. 268). έστι δέτόάρτοποπεϊν
(Phot. Sz: -ποτεϊν ΣΒ) έν Μονοτρόπω Φρυνίχου

200 Sul paragone tra la κίττα, volatile cui gli antichi Greci riconoscevano notevoli
abilità vocali, e Siracosio, sviluppato nel passo aristofaneo cfr. Dunbar 1995, p. 643;
Totaro 2006, p. 256 n. 279. Merita senz’altro di essere segnalato che, sul fonda-
mento delle immagini comiche di Siracosio contenute nei citati versi di Eupoli
e di Aristofane, H. Usener (ap. Leo 1873, p. 23 n. 1) leggeva il primo segmento
del frammento di Frinico come ψάρ’ έχε Συρακόσιον (che traduceva: «tene tibi
sturnum loquacem Syracosium»), ipotizzando cioè un’ennesima battuta da parte
di Frinico sulle qualità oratorie del politico.
201 Secondo il parere di Canfora (1997, p. 178), dal nome Συρακόσιος si ricaverebbero
indizi circa una possibile origine aristocratica del personaggio ovvero della sua
famiglia.
 
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