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Σάτυροι (fr. 48)

261

Schol. (RERs, V usque ad Σοφ.; Aid.) Ar. Nu. 1154b
(“βοάσομαι [...] τάν ύπέρτονον βοάν”) ταϋτα έκ τού (παρά τα έκ RE(Ald.): τα έκ Rs)
Πηλέως Σοφοκλέους (V; Εύριπίδου RERs(Ald.)). επιφέρει γάρ- “ίώ, πύλαισιν ή τις (Rs,
dub. R: ήτις E(Ald.)) δόμοις;” (deficit R) καί Φρύνιχος Σατύροις· “βοάσομαι — βοάν”
(“Griderò [...] Faltissimo grido”) queste (parole sono desunte) dal Pèleus di Sofocle (fr.
491; di Euripide [fr. 623 N2.], seguendo il testo di RERs(Ald.)). (La citazione) prosegue
così: “Ohé, (c’è) qualcuno alla porta o in casa?”. Anche Frinico nei Satyroi: ...
Metro Trimetro giambico sincopato (ia cr ia) + ia (inizio di un secondo tri-
metro?).
—-I _ _
—< >
Bibliografia Hermann 1801, p. 250; Hermann Opusc. I, p. 49 n. 5; Meineke
FCGILI, p. 598 [Σάτ. fr. iv]; Meineke Ed.min., p. 235 [Σάτ. fr. iv]; Bothe PCGF,
p. 217 [Σάτ. fr. 4]; Kock CAPI, p. 382; Edmonds FAC I, pp. 464-465 [fr. 46];
Kassel/Austin PCG VII, p. 415; Storey TOC III, pp. 68-69 [fr. 48]
Contesto della citazione A proposito delle parole βοάσομαι [...] τάν ύπέρτο-
νον / βοάν, con cui, in Nu. 1154-1155, Strepsiade dà inizio al suo «Jubellied»
(Rau 1967, p. 148),298 lo scoliaste veneto informa che Finterà pericope è in
realtà una ripresa paratragica dal Pèleus di Euripide (ταϋτα έκ τού Πηλέως
Εύριπίδου). Contro V auctoritas di V si pone il Ravennate, che, insieme con i
codici recenziori E e Rs, assegna i versi al Pèleus di Sofocle (έκ τού Πηλέως
Σοφοκλέους), aggiungendo che, nel modello tragico, subito dopo βοάν, è
possibile leggere le seguenti parole: ίώ, πύλαισιν ή τις δόμοις;.299 I codici E


298 L’anziano contadino non riesce a contenere il suo entusiasmo dinanzi alla notizia
che il figlio, grazie agli insegnamenti ricevuti da Socrate nel Φροντιστήριον, potrà
aiutarlo a fronteggiare la folta schiera di creditori da cui è insistentemente perse-
guitato.
299 Accordando fiducia a entrambe le tradizioni scoliastiche, Nauck, nella seconda
edizione dei Tragicorum Graecorum fragmenta (18892, pp. 240, 555), ipotizzava l’e¬
sistenza di due distinti frammenti: uno sofocleo (βοάσομαι τάρα τάν ύπέρτονον [=
Soph. fr. 451 N2.) e un altro euripideo (βοάσομαι τάρα τάν ύπέρτονον / βοάν ΐώ,
πύλαισιν ή τις δόμοις; [= Eur. fr. 623 Ν2.]). Sulla scorta del pensiero di Wilamowitz
(1893, pp. 27-28 [= Wilamowitz KS I, P· 202]) e di Rau (1967, pp. 148-149), la
critica tende oggi ad assegnare la citazione - letta come βοάσομαι τάρα τάν ύπέρ-
τονον / βοάν· ίώ, πύλαισιν ή τις δόμοις; - a Sofocle: cfr. TrGF IV2, p. 393; tra le
voci di dissenso rispetto alla communis opinio si segnala quella di Àngel Espinós
(1993, pp. 337-342; cfr. inoltre Àngel Espinós 1994, pp. 69-72; Àngel Espinós 1997),
il quale, sulla base di criteri esclusivamente stilistici, restituisce i due trimetri a
 
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