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Phrynichos

Testo Nella forma trasmessa dal codice Berlinese, il verso risulta mutilo della
parte finale dell’ultimo metron, in cui era forse presente un ulteriore epiteto
negativo. Del resto, che Frinico non fosse nuovo all’uso sintattico di lunghe
sequenze asindetiche di aggettivi negativi conferma il fr. 19 (per cui vd. supra).
Interpretazione Kassel/Austin (PCG VII, p. 418) segnalano in apparato
la possibile corrispondenza tra il frammento di Frinico e Γ incipit del v. 324
dell’Aiace di Sofocle (una delle più antiche tragedie superstiti del poeta di
Colono, la cui messinscena viene assegnata orientativamente dagli studiosi
agli anni Quaranta del quinto secolo: in merito cfr. Stanford 1963, pp. 294-296),
in cui, per mezzo della locuzione άσιτος άνήρ, άποτος, Tecmessa, concubina
di Aiace, descrive la triste condizione di isolamento e di sofferenza dell’eroe,
vittima della follia instillatagli dalla dea Atena. L’esiguità del frammento e
l’assenza di un contesto di riferimento non permettono di sostenere se per
il suo verso Frinico si sia ispirato espressamente al trimetro sofocleo (d’altra
parte, l’aggettivo άσιτος forma con άποτος una iunctura piuttosto comune in
letteratura: cfr., e.g., X. Cyr. VII. 5. 53, Vili. 1. 43; Plato Phdr. 259c), ovvero se,
come sembra suggerire la struttura sintattica del passo, il poeta comico intenda
piuttosto riecheggiare - senza riferirsi a un modello specifico - lo stile tragico
(in cui particolarmente frequenti sono le successioni asindetiche di epiteti
al negativo: vd., supra, ad fr. 19),319 imitandone forse la solennità espressiva
(d’altronde, gli stessi Kassel/Austin ravvisano per il fr. 57 una possibile somi-
glianza ‘sintattica’ con Ar. Ra. 204, in cui la sequenza aggettivale άπειρος
άθαλάττωτος άσαλαμίνιος «è parodia di dizione solenne»: Del Corno 1985,
p. 168; vd. inoltre Dover 1993b, p. 218).
Particolare attenzione merita il terzo aggettivo della serie, άναπόνιπτος,
che, rinviando nel suo significato (“con le mani non lavate”) al non espleta-
mento di una specifica pratica conviviale, sembra connotare in senso tecnico
anche gli altri due epiteti della citazione, proiettandoci così in una possibile
cornice simposiale.
Sulla possibilità che il frammento sia pronunciato da un parassita ovvero
che il verso contenga la descrizione di un parassita si è espresso Spyropoulos
(1974, p. 95); vd., infra, ad fr. 60, in cui a parlare è forse un παράσιτος.
άσιτος Attestato già in Omero (cfr. Od. IV.788: άσιτος, άπαστος έδητύος
ήδέ ποτήτος) e più che comune nella lingua greca, l’aggettivo è ben documenta-
to nella poesia drammatica: in tragedia (cfr., e.g., Soph. Aj. 324, OC 349; Eur. Med.
24, Hypp. 275) è spesso sintomatico di un «severe psychic turmoil (from grief

319

Nel presente contesto la successione di aggettivi negativi è asindetica e anche
allitterante: cfr. Spyropoulos 1974, p. 140 n. 4.
 
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