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Phrynichos

quale lo stesso Teucro dichiarò di aver preso parte); e ottenne di collaborare,
a patto però che gli venisse garantita l’immunità (cfr. And. 1.15, 34). Furono
ventinove gli accusati; e molti di essi furono condannati a morte o fecero in
tempo a fuggire da Atene: su queste basi, l’epiteto παλαμναίος con cui Teucro
viene apostrofato al v. 5 è perfettamente calzante al personaggio: vd. infra.
5 μήνυτρα Deverbativo di μηνύω (“rivelare”, “denunciare”), il termine
indica “il compenso per un’informazione o una delazione” (cfr. LSJ, s. v., p. 1128:
«reward far Information»). In Attico il sostantivo è attestato unicamente al
plurale: cfr. Ih. VI. 27. 2; Ps.-Lys. 6. 43; And. 1. 27, 40.
παλαμναίω Etimologicamente connesso con il sostantivo παλάμη (“pal-
ma della mano” e, per estensione, “mano”), l’aggettivo vanta poche attestazioni
nella letteratura di V-IV secolo, dove è detto: (a) di colui che ha causato la
morte di qualcuno con la propria mano (come sinonimo cioè di “assassino”:
cfr., e.g., Aesch. Eum. 448; Soph. El. 585, Tr. 1216; vd. inoltre Hyp. fr. 85 Jensen);
(b) di divinità ovvero di spiriti vendicatori di un omicidio: cfr., e.g., X. Cyr.
Vili. 7. 18 (in forma sostantivata); Arisi. Mu. 401a. 23; (c) del senso di colpa
che assale chi ha commesso un assassinio (cfr. Eur. IT 1218 [il passo è però
corrotto]). Dal momento che le sue delazioni costarono la vita a molti degli
accusati (vd. saprà), Teucro è considerato alla stregua di un vero e proprio
“assassino”. Sull’aggettivo e sulle sue molteplici accezioni cfr. Paine Hatch
1908, pp. 175-180 (e vd., in particolare, p. 177, per il significato dell’epiteto
nel contesto di Frinico).
ξένω L’accusa di ξενία (presunta ovvero reale) a importanti figure della
vita cittadina è piuttosto comune nei testi comici (in merito cfr. Olson 2002,
p. 253 [adAch. 704-5]; Olson 2007, p. 200 [czdEó]). Nel verso l’epiteto è affib-
biato a Teucro, che effettivamente aveva natali non ateniesi, essendo infatti
un meteco: vd. supra.

fr. 62 (59 K.)
ήν γάρ πολίτης αγαθός, ώς εύ οίδ’ εγώ,
κούχ ύποταγείς έβάδιζεν, ώσπερ Νικίας
2 κούχ ύποταγείς codd.: κ. ύποταγής Korais 1811, ρ. 412: aut κού καταπληγείς aut
potius κού συσταλείς Kock CAF1, ρ. 386
era infatti un buon cittadino, lo so bene io,
e non camminava a capo chino, come Nicia
 
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