312
Phrynichos
Bibliografìa Meineke FCG ILI, p. 604 [Inc.fab. fr. vii]; Meineke Ed.min.,
p. 238 [Inc.fab. fr. vii]; Bothe PCGF, p. 219 [Inc.fab. fr. 7]; Meineke 1867, p. 31;
Kock CAF1, p. 386; Jung 1897, p. 190; Edmonds FAC I, pp. 468-469 [fr. 61];
Kassel/Austin PCG VII, p. 421; Storey FOCHI, pp. 74-75 [fr. 65]
Contesto della citazione II verso è preservato nell’epitome del II libro dei
Sofisti a banchetto di Ateneo come esempio dell’impiego, in Frinico, del neutro
κολοκύντιον, forma diminutivale di κολοκύντη (“zucca”, Cucurbita maxima
Duchesne).343
Testo Da Meineke (1867, p. 31) veniamo informati che P.P. Dobree restituiva
al verso la forma al nominativo/accusativo κολοκύντιον, in luogo del genitivo
tramandato dai codici: l’intervento è approvato con un «recte» da Meineke.
Negli scritti noti di Dobree non v’è però traccia della correzione, sicché non è
possibile appurare donde Meineke abbia ricavato la detta notizia (chiaramente
frutto di un fraintendimento è l’attribuzione della diortosi a Meineke da parte
di Kock [CAFI, p. 386]: «κολοκύντιον Meinek. Anal. Ath. 30»),
Interpretazione «Exiguitas [...] exprimi videtur». Con queste parole Jung
(1897, p. 190) interpretava il frammento. Probabilmente non a torto: il ver-
so sembra infatti desunto da una lista di cibi (cfr. l’impiego delle particelle
coordinative ή ... ή, che lascia supporre l’appartenenza della citazione a un
elenco forse più articolato: vd. infra), che si contraddistinguono per la loro
non eccezionalità a livello quantitativo (cfr. l’uso dei due ipocoristici, retti - se
si segue il testo tràdito - dalla locuzione τι μικρόν) e qualitativo (vengono
infatti menzionate due pietanze molto comuni nella dieta dei Greci, nonché
di largo consumo tra le categorie sociali meno abbienti e, in particolare, tra
gli schiavi: vd. infra).
Sull’uso dei diminutivi in commedia vd., supra, ad fr. 26.
ή ... ή Per analoghi elenchi di cibi in commedia introdotti dalle congiun-
zioni correlative (con valore disgiuntivo) ή ... ή cfr. Ar. Ach. 520-521, frr.
333.1-3, 520.4-7; Demetr.Com.vet. fr. 5; Antiph. frr. 79, 127.3-4.
μαζίου Forma diminutivale in -tov di μάζα. Il sostantivo indica un tipo
di focaccia preparata con farina d’orzo precotto (e, pertanto, di colore scuro:
343 Sulla grafia κολοκύντη cfr. Phryn. Ecl. 405: κολόκυνθα· ήμάρτηται ή έσχατη
συλλαβή διά τοϋ θα λεγομένη, δέον διά τού τη ώς Αθηναίοι; e vd. Athen. Epit. II,
p. 59c: Αττικοί δε μόνως καλοϋσιν αυτήν [= la zucca] κολοκύντην. Non v’è dunque
ragione di correggere il tràdito κολοκυντίου in κολοκυνθίου, come sembra suggeri-
re GF, s. v. κολοκύνθιον, p. 1326. A un improbabile lemma maschile «‘kolokyntios’»
riconduce il vocabolo Friedrich (I, p. 104).
Phrynichos
Bibliografìa Meineke FCG ILI, p. 604 [Inc.fab. fr. vii]; Meineke Ed.min.,
p. 238 [Inc.fab. fr. vii]; Bothe PCGF, p. 219 [Inc.fab. fr. 7]; Meineke 1867, p. 31;
Kock CAF1, p. 386; Jung 1897, p. 190; Edmonds FAC I, pp. 468-469 [fr. 61];
Kassel/Austin PCG VII, p. 421; Storey FOCHI, pp. 74-75 [fr. 65]
Contesto della citazione II verso è preservato nell’epitome del II libro dei
Sofisti a banchetto di Ateneo come esempio dell’impiego, in Frinico, del neutro
κολοκύντιον, forma diminutivale di κολοκύντη (“zucca”, Cucurbita maxima
Duchesne).343
Testo Da Meineke (1867, p. 31) veniamo informati che P.P. Dobree restituiva
al verso la forma al nominativo/accusativo κολοκύντιον, in luogo del genitivo
tramandato dai codici: l’intervento è approvato con un «recte» da Meineke.
Negli scritti noti di Dobree non v’è però traccia della correzione, sicché non è
possibile appurare donde Meineke abbia ricavato la detta notizia (chiaramente
frutto di un fraintendimento è l’attribuzione della diortosi a Meineke da parte
di Kock [CAFI, p. 386]: «κολοκύντιον Meinek. Anal. Ath. 30»),
Interpretazione «Exiguitas [...] exprimi videtur». Con queste parole Jung
(1897, p. 190) interpretava il frammento. Probabilmente non a torto: il ver-
so sembra infatti desunto da una lista di cibi (cfr. l’impiego delle particelle
coordinative ή ... ή, che lascia supporre l’appartenenza della citazione a un
elenco forse più articolato: vd. infra), che si contraddistinguono per la loro
non eccezionalità a livello quantitativo (cfr. l’uso dei due ipocoristici, retti - se
si segue il testo tràdito - dalla locuzione τι μικρόν) e qualitativo (vengono
infatti menzionate due pietanze molto comuni nella dieta dei Greci, nonché
di largo consumo tra le categorie sociali meno abbienti e, in particolare, tra
gli schiavi: vd. infra).
Sull’uso dei diminutivi in commedia vd., supra, ad fr. 26.
ή ... ή Per analoghi elenchi di cibi in commedia introdotti dalle congiun-
zioni correlative (con valore disgiuntivo) ή ... ή cfr. Ar. Ach. 520-521, frr.
333.1-3, 520.4-7; Demetr.Com.vet. fr. 5; Antiph. frr. 79, 127.3-4.
μαζίου Forma diminutivale in -tov di μάζα. Il sostantivo indica un tipo
di focaccia preparata con farina d’orzo precotto (e, pertanto, di colore scuro:
343 Sulla grafia κολοκύντη cfr. Phryn. Ecl. 405: κολόκυνθα· ήμάρτηται ή έσχατη
συλλαβή διά τοϋ θα λεγομένη, δέον διά τού τη ώς Αθηναίοι; e vd. Athen. Epit. II,
p. 59c: Αττικοί δε μόνως καλοϋσιν αυτήν [= la zucca] κολοκύντην. Non v’è dunque
ragione di correggere il tràdito κολοκυντίου in κολοκυνθίου, come sembra suggeri-
re GF, s. v. κολοκύνθιον, p. 1326. A un improbabile lemma maschile «‘kolokyntios’»
riconduce il vocabolo Friedrich (I, p. 104).