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Phrynichos

l’integrazione (τρι^γερόντων prospettata da Reitzenstein (1907, p. 118);367
mentre è passato quasi completamente sotto silenzio il tentativo di diortosi
esperito da Blass (1907, p. 271), il quale, individuando nel genitivo άναπηρο-
βίων un errore di assimilazione dovuto al successivo γερόντων, suggeriva di
leggere άναπηροβίοισι γερόντων.
Interpretazione L’esiguità della citazione (peraltro corrotta nella parte finale)
e l’assenza di un contesto di riferimento non permettono di formulare un’ese-
gesi certa del passo. Qualche indicazione potrebbe invece dedursi dal singolare
schema metrico del frammento. Nella commedia superstite di quinto secolo
l’impiego dell’esametro dattilico è infatti riservato pressoché esclusivamente
a contesti parodici (parodia dei responsi oracolari ovvero della poesia epica):
in merito cfr. White 1912, pp. 149-154; Wilamowitz 1921, pp. 347-349; Dale
1968, pp. 25-46; Zimmermann I, pp. 66-67; Zimmermann II, pp. 16, 29, 53,
55, 78, 147, 205; vd. inoltre Pretagostini 1995 (in particolare, vd. pp. 166-171,
181-185 [= Scritti, pp. 243-248, 256-260]): che anche il verso di Frinico possa
celare intenti ‘paraepici’, come suggerisce ora Willi (2010, p. 506)?
Edmonds sceglieva di stampare il frammento (il nr. 70A della sua edizione)
di seguito al fr. 76 (= fr. 70 Edmonds), lasciando quindi intendere che la citazio-
ne potesse appartenere alla medesima pièce da cui sarebbe desunto il suddetto
fr. 76 (che la più parte degli studiosi assegna ai Mystai: vd. infra).
εν χοίλεπαις όργαίς In tutta la letteratura di V secolo a. C., fatta ecce-
zione per il passo di Frinico e per il contesto di Ih. I. 130. 2, non s’incontrano
altri esempi in cui al concetto di όργή è applicato l’aggettivo χαλεπή. Mai
invece tale aggettivo si accompagna al sostantivo nella poesia epica; cfr. però
II. V.178, XIII.624, in cui si parla di χαλεπή μήνις in riferimento all’“ira” degli
dèi. D’altra parte, ampiamente documentata è, in letteratura, e, soprattutto, in
commedia, l’immagine del γέρων όργίζων: cfr., e.g., Ar. V. 875-884,1356 (delle
Vespe, degni di nota sono anche i vv. 223-224, in cui Bdelicleone critica “la raz-
zaccia dei vecchi” [τό των γερόντων], che, non appena viene provocata, subito
s’incollerisce, “come un vespaio” [όμοιον σθηκιά]); vd., supra, ad fr. 19.2; e si
consideri la figura del Dyskolos menandreo, tra i cui γνωρίσματα v’è appunto
l’indole facilmente irascibile. Di ben altro avviso si mostrano i poeti tragici in
merito al concetto di όργή applicato all’uomo anziano: cfr. Eur. Or. 490, in cui

367 Estraneo alla commedia, l’aggettivo conta una sola attestazione nella letteratura di
quinto secolo, in Aesch. Ch. 314 (τριγέρων serve a qualificare il sostantivo μύθος,
impiegato nell’accezione di “sentenza”); per quello che è noto, l’impiego del termine
come epiteto riferito a persone sembra essere piuttosto tardo: cfr., e.g., APVH, 144.2,
157.4, 295.1, 421.6.
 
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